gisecat3@ - «La chiesa romanica di San Menna (il nostro viaggiatore si è documentato) è dedicata ad un martire egiziano morto durante la persecuzione di Diocleziano: sembra che fossero stati i Bizantini, che per secoli avevano presidiato l’Elba, a diffonderne il culto nell’Arcipelago Toscano o forse gli stessi Pisani, che da buoni marinai quali erano, venivano quotidianamente in contatto con tradizioni religiose inedite. Poi, però, il vero nome del santo, Menna, che doveva suonare abbastanza strano, non si era mantenuto a causa della mancanza di una popolazione stabile che lo difendesse. E così da Menna, si era passati a Mennato e poi a Bennato, probabilmente nel significato di “Ben nato”. Il nostro viaggiatore, che è anche filologo e archeologo, ipotizza poi un’altra causa del nome “Miniato” che trova scritto sulla carta; e cioè che i cartografi cinquecenteschi, non sospettando la derivazione del nome Bennato da Mennato e questo da Menna, essendosi nel frattempo estinto il culto altomedievale del santo egiziano, avessero considerato il toponimo una corruzione locale di Miniato, santo invece molto conosciuto e venerato in tutta la Toscana, e da qui la decisione di denominare il luogo “San Miniato” piuttosto che “San Bennato”. La contemplazione dei resti della chiesetta, proprio a due passi dal mare, in quella “valle raccolta, silenziosa, suggestiva e fertile” fa trascorrere al nostro viandante un’ora di intensa spiritualità e pace interiore. Ma anche il corpo ha le sue esigenze e nella bisaccia c’è rimasto ben poco: un pezzo di pane duro e un morso di formaggio. Per fortuna non mancano i denari. Occorre dunque muoversi e cercare qualche anima di buona volontà che gli procuri una cena e un ricovero per la notte. La luce è ancora tanta e il sole fermo e sicuro nel cielo cristallino. Però lui ha premura di andare oltre e di sistemarsi prima del tramonto». Maria Gisella Catuogno Fine 2° Parte