lomarchetti@ - «The
end, week end, ticket, hobby, lobby, sono definizioni straniere entrate oramai nel
linguaggio comune di molti italiani. Di recente, però, si è aggiunta la moda di bollare progetti e azioni
di governo servendosi di anglicismi. Così per Mario Monti i provvedimenti di revisione della spesa pubblica divennero: Spending
review. Mentre il progetto di sviluppo
dell'Agenda digitale si chiama “Go On
Italia”. Ora ci si è
messo pure Matteo Renzi, il
sindaco della città di Dante, che ha chiamato
"Job Act" il pacchetto del Pd sulle nuove norme per il lavoro. Io non sono né un purista della lingua italiana, né un nostalgico degli anni
“30 quando Achille Starace impose di eliminare tutte le parole straniere dal parlare quotidiano.
Consiglio tuttavia ai
nostri politici di usare un linguaggio che consenta loro di farsi capire da
tutte le persone, comprese quelle che hanno poca dimestichezza con le lingue
straniere. A me negli anni “70 insegnarono che un buon amministratore pubblico, sia esso responsabile del
governo nazionale o di quello di un piccolo comune, ha il compito di farsi comprendere da tutti i cittadini, anche dagli analfabeti.
Insomma, cari politici: parlate e comunicate in italiano, e usate termini e parole del linguaggio quotidiano!». Lorenzo (M)