ilvicinato@ - «Ma allora, un giudizio viene pronunciato! Non è vero dunque
che il Dio di Gesù Cristo non ci giudica. La parola di Gesù va compresa
nell’economia dell’incontro con la donna adultera. Se pure con grande
travaglio, Gesù si è espresso chiaramente. Ha preso posizione, ha giudicato. Ha
rinunciato a chiudersi in un silenzio ambiguo. Non ha espresso un’opinione
relativa che ne vale un’altra, anch’essa possibile. Ha espresso un giudizio nel
senso che ha offerto una via d’uscita promettente per la vita della donna e dei
suoi accusatori. Il giudizio di Gesù innanzitutto mostra e dice la verità sulla
vita di ogni persona coinvolta e apre ad una nuova occasione con se stessi e
per se stessi, in questo senso è veritiero. Gli accusatori sono invitati ad un
autoesame che li allontani dal ruolo di giustizieri; la parola di commiato alla
donna, la invia ad una vita nuova. Perciò siamo giudicati perché ci è offerta la
possibilità di guardare con realismo e crudezza alla nostra vita, guardare alle
nostre ambiguità, infedeltà, al bisogno di giustiziare gli altri, al nostro
smarrimento e le ripetizioni degli errori, e non essere fatti fuori, ma
incontrare una nuova occasione di vita. Questa occasione viene secondo
Giovanni, dalla compagnia di Gesù con il Padre che lo ha inviato. Non è dunque
giudicare con saggezza umana o superumana, a partire dalle proprie convinzioni,
ma esprimersi nell’orizzonte di quel Dio che non giustizia nessuno». Erika Tomassone,
Pastora evangelica