15 febbraio 2014

RIO MARIA, RELAZIONE DEL 24 SETTEMBRE 1896 INVIATA DAL SINDACO GIOVANNI TADDEI CASTELLI AL PREFETTO DI LIVORNO. “Tutti guadagnavano ed erano contenti e gli eterni sobillatori del popolo trovavano perciò le nostre popolazioni refrattarie ai loro falsi miraggi” (1di6)

ilvicinato@ - «La classe operaia a Rio Marina è composta di marinai e cavatori delle miniere. Prima della rottura del trattato di commercio con la Francia l’intera  popolazione viveva col mare e forniva gli equipaggi ai numerosi bastimenti del proprio paese, comandati da capitani paesani che facevano il trasporto del minerale di ferro dall’Elba in Francia. Il periodo dal 1870 al 1881 fu molto prospero per questo paese per lo sviluppo importante che ebbero le miniere: in poco volgere di tempo la popolazione si duplicò, i pochi e piccoli bastimenti divennero numerosi e potenti per tonnellaggio, tanto ché la nostra marina a vela occupava uno dei primi posti tra quella nazionale; si abbandonarono completamente gli altri traffici (e ciò fu un danno) per quello del minerale, perché era più remuneratore. Alla prosperità del paese contribuiva la maggior produzione che aveva annualmente raggiunto cifre favolose: nel 1881 furono prodotte ed esportate oltre 400 mila tonnellate di ferro; e le  nuove opere d’arte che venivano costruite per incrementare i lavori delle miniere ed in quel periodo di tempo sorsero ponti metallici, funicolari, officine, vie ferrate, moli, moletti, piani inclinati: affluivano da ogni parte gli operai della vicina Toscana e potevano lavorare nella miniera oltre 200 condannati ai lavori forzati distaccati dal Bagno penale di Longone ed i domiciliati coatti che in quell’epoca venivano qui inviati, insieme ad oltre 2.000 operai liberi, quasi tutti di Rio nell’Elba, senza che mai un lamento o una protesta si levasse contro quella concorrenza. Tutti guadagnavano ed erano contenti e gli eterni sobillatori del popolo trovavano perciò le  nostre popolazioni refrattarie ai loro falsi miraggi». Fine prima parte