ilvicinato@ - Mailing AsiNoi: «In Italia ci sono 8.101 comuni, che hanno una loro autonoma
burocrazia: sindaco, assessori, consiglieri, segretario, dirigenti, vigili,
personale in ogni settore, eccetera. Ben 5.740 (il 71%) sono i comuni la cui
popolazione (18% di quella totale italiana) non supera i 5mila abitanti. In
questi comuni i costi di funzionamento sono esorbitanti poiché la spesa fissa
dei servizi e del personale incide maggiormente essendo a disposizione di una
popolazione ridotta. Per di più le strutture e i servizi sono del tutto
inadeguati, magari c’è un solo vigile che quando va in ferie manco viene
sostituito, oppure l’ufficio anagrafe e di stato civile è composto da un solo
dipendente che dovrebbe sapere tutta la casistica possibile… tanto quanto il
comune di Milano. Che dire poi dell’unico geometra che deve spaziare
dall’urbanistica ai lavori pubblici? Si crea pertanto una disparità nel diritto
di cittadinanza fra persone: chi può avere una adeguata istruzione, mobilità,
sanità… e chi ha diritti fondamentali con maggiore difficoltà. Si pone così la
questione urgente di accorpare i comuni in realtà istituzionali più grandi.
Sono anni che se ne parla, ma non se ne fa di nulla perché incidono sul “non
cambiamento” le rendite di posizione del notabilato del borgo (non scendo nei
dettagli!). Non mi convince nemmeno la mera unione tra comuni: mettersi assieme
per far meglio qualche servizio, a minor costo, non basta, non è sufficiente.
Ora conta la credibilità che l’ente amministrativo sa esprimere, all’esterno e
all’interno di esso, questo può avvenire solo in un contesto di superamento dei
medio-piccoli comuni con la creazione di vere e proprie città». Maria Grazia (M)