19 maggio 2014

LEGGENDA DELLA VANTINA: “Un racconto dolce e romantico che deve restare nell'ambito di una leggenda. Una forzatura volerla confinare entro i limiti della storia. Nei registri di Capoliveri non vi sono tracce di Amelia Vantini”

ornella.vai@ - «Mi è sempre piaciuta la leggenda della Vantina, perché romantica e perché dava un volto più umano all'Imperatore, che in quell'occasione avrebbe fatto prevalere l'amore per la sua donna alla ragion di stato, cosa allora non molto frequente. Volutamente parlo della Leggenda della Vantina, che, ripeto, è dolce, romantica, ma che deve restare confinata nell'ambito della Leggenda, ed è una forzatura volerla confinare entro i limiti della storia. Ho amato a tal punto questa leggenda che, nei primi anni 2000 Patrizia Arduini, Lorella di Biagio ed io, nella Piazzetta della Vantina  mettemmo in scena un Atto Unico “Nessun Foresto governerà mai Capoliveri”, che sarà riproposta in occasione del bicentenario. Non conosco i motivi per i quali il mio nome sia stato omesso, da questa e da altre opere, ma ne rivendico in questa occasione la co-paternità. Veniamo però al motivo del “contendere”: la leggenda. Non ho mai avuto modo o motivo di indagare sulla veridicità o meno della stessa. Effettivamente risulta che Vantini Ioannes Dominicus nel 1757 ebbe a sposare la sig.ra Semplici Maria Laura, allora sono andata a vedere quello dei Battesimi, per trovare traccia della nostra Amelia, che purtroppo non c'è. All'epoca si partoriva in casa, quindi l'altra spiegazione poteva essere che la famiglia si fosse trasferita a Portoferraio, luogo di origine della moglie, ma questo, dalla mia postazione, non ho avuto modo di verificarlo. Continuando però a navigare nella rete, ho trovato un'altra soluzione del conflitto, a parer mio più interessante. Riporto il brano da me letto tratto da “Napoleone Pover uomo”, di Sandro Foresi, che nel paragrafo “Sommossa a Capoliveri” scrive: A Capoliveri era scoppiata una sommossa contro Napoleone per le troppe tasse che erano state imposte e i capoliveresi erano gente da temere in quell'epoca, perché selvaggia e ignorante (sic), facile ad essere aizzata. Sono vive ancora le parole altere e minacciose del parroco Bartolini che fu anche arrestato per ribellione: Noi siamo sempre stati fedeli al nostro Principe di Piombino al quale abbiamo pagato le tasse puntualmente, ma nella maniera che più ci piaceva. Chi è questo Napoleone che si permette di dettare leggi? Di dove viene? Le tasse furono pagate manu militari: Napoleone tenne duro e inviò sul posto 400 soldati. Il Parroco cambiò parere dopo essere stato nominato Consigliere di Stato. L'imperatore poté visitare il paese ribelle fra gli evviva di tutti e sotto il baldacchino di Don Bartolini, che aveva messo a posto le cose, dopo essersi messo a posto lui stesso. Nella vita è sempre così”… allora come ora, aggiungo io». Ornella Vai