17 settembre 2016

L’ISOLA D’ELBA È, ED È SEMPRE STATA, UN CROCEVIA DI POPOLI, CIASCUNO DEI QUALI HA LASCIATO TRACCE TANGIBILI SUL TERRITORIO: “Oggi 10.000 (avete letto bene diecimila!) isolani sono nati fuori dai sacri confini ilvati” 4di4

ilVicinato@ - Fonte notizia elbareport.it - «Vogliamo continuare? Con la filosofia ferrariana l'unica pizza "a norma" ferajese sarebbe quella del Castagnacciaio, tutte le altre sarebbero da squalificare o da somministrare solo nel contado, la piadina (vil razza dannata) sarebbe ricacciata tra le plaghe di Romagna, e alla prossima festa sarda nessuno dovrebbe sperare nel porcheddu o nei saporosi culurgiones. La realtà è che questo tentativo di amministrazione dovrebbe accorgersi che il "salotto", fa da anticamera ad una camera ardente, dove giacciono le spoglie di quello che fu un vivo e pulsante centro storico: in ogni direzione si fanno cento passi nella desolazione e tra le "botteghe oscure", fondi per assicurarsi i quali un quarto di secolo fa  quasi ci si accoltellava, ed ora giacciono in abbandono con esposti solo i cartelli "vendesi" e "affittasi", alcuni dei quali ingialliti. Chiunque fosse dotato di un q.i. (quoziente d'intelligenza, ndr) appena superiore a quello di un grillo-talpa, si dannerebbe l'anima per portare nuove iniziative commerciali e vita nelle vie del centro storico, rispettando chi si sbatte per crearsi un lavoro,  possa esso vantare natali e pasque elbane o sia uno dei 10.000 (avete letto bene diecimila) isolani nati fuori dai sacri confini ilvati». Sergio Rossi, rubrica A Sciambere del gelato misto ai gusti di polpo, stracciatella e kebab. FINE