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notizia: Lelio Giannoni - «A Rio Marina quel sedici novembre del1899
era un tranquillo pomeriggio d'autunno quando alle sedici e trenta il mare
cominciò a scurirsi verso l'orizzonte: un unico fronte avanzava
minacciosamente, preceduto da improvvise ed impetuose raffiche di vento (…)
Ci si rese conto che mancava all'appello la bilancella di Domenico Claris: Crepi
l'Invidia, di quarantacinque tonnellate e con cinque uomini d'equipaggio:
Francesco Carletti capitano di quarantadue anni, Marchetti Palamede, Carletti
Amerigo, Carletti Alessandro e Marchetti Lorenzo di otto anni, figlio di Palamede.
Si sapeva di certo che aveva mollato gli ormeggi da Follonica nel primo
pomeriggio, ma nessuno l'aveva ancora avvistata. Gli sguardi dei familiari
scrutavano ossessivamente l'orizzonte per scorgervi un segno, un motivo di
speranza, ma la visibilità non era buona ed il mare era troppo bianco di
schiuma per potervi scorgere una vela in lontananza. Nel frattempo, sopravvento
a Cerboli, qualcuno cominciò ad intravedere qualcosa di bianco che poteva dare
l'idea di una vela. Con il passare del tempo questa sensazione diventò
speranza: con tutta probabilità si trattava della Crepi l'Invidia, la
bilancella riese. Ma i familiari non ebbero neanche il tempo di rincuorarsi
che, d'un tratto, il bastimento s'inverinò su un onda fino ad ingavonarsi e
sparire tra i marosi. La sorte dell'equipaggio sembrava segnata, ma la lancia
era rimasta miracolosamente a galla i marinai riuscirono a raggiungerla ed a
salirvi sopra per proseguire il disperato viaggio della salvezza verso Rio
Marina. Mentre ormai tutti piangevano per la triste sorte dei cinque marinai di
Crepi l'Invidia, questi, invece, percorrendo a remi circa otto miglia di mare
in tempesta, raggiunsero la rada riese, dove furono tratti in salvo». L’intero articolo di Lelio Giannoni
è stato pubblicato sulla rivista La Piaggia nell’autunno 2003.