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Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «(…) Quando Paolo dice che non ci sono più differenze, Paolo sa che nella
chiesa ci sono giudei e pagani, schiavi e liberi, uomini e donne e che queste
differenze possono portare a forti tensioni. Infatti, i primi conflitti nella
chiesa nascono da queste appartenenze. Ma appunto, i membri della comunità sono
invitati ad accogliersi come sorelle e fratelli, amati e riconosciuti da Dio,
senza condizioni. Accolto senza condizioni però, ciascuno lo è tale quale
com’è, con le sue differenze: giudeo, greco, schiavo, libero, donna, uomo,
africano o italiano, sudamericano o asiatico, ma anche abituato ad esprimere la
fede in un modo diverso... e non gli viene chiesto di cambiare per essere
accettato. Le differenze possono essere riconosciute. In Cristo le persone con
le loro differenze e contrasti sono costituite in una nuova unità.
L'accoglienza reciproca non è solo un invito o un’esortazione, è una questione
di identità: “avete rivestito Cristo” con il battesimo, esprime questa nuova
identità. La comunità del vangelo è “aperta indiscriminatamente a tutti, donne
e uomini, non privati delle loro diversità culturali e storico-sociali”. Le
diversità non sono annullate, sono disinnescate come destino, e ridimensionate,
relativizzate; quello che è tolto di mezzo è il privilegio degli uni e
l'handicap degli altri (…)». Alcuni stralci di una riflessione di Yann Redalié, Pastore evangelico