28 gennaio 2018

IL VANGELO CI PARLA. L'ACCOGLIENZA RECIPROCA NON È SOLO UN INVITO O UN’ESORTAZIONE, È UNA QUESTIONE DI IDENTITÀ: “Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è qui né giudeo né greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù… Galati 3,27-28”

ilvicinato@ - Fonte Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «(…) Quando Paolo dice che non ci sono più differenze, Paolo sa che nella chiesa ci sono giudei e pagani, schiavi e liberi, uomini e donne e che queste differenze possono portare a forti tensioni. Infatti, i primi conflitti nella chiesa nascono da queste appartenenze. Ma appunto, i membri della comunità sono invitati ad accogliersi come sorelle e fratelli, amati e riconosciuti da Dio, senza condizioni. Accolto senza condizioni però, ciascuno lo è tale quale com’è, con le sue differenze: giudeo, greco, schiavo, libero, donna, uomo, africano o italiano, sudamericano o asiatico, ma anche abituato ad esprimere la fede in un modo diverso... e non gli viene chiesto di cambiare per essere accettato. Le differenze possono essere riconosciute. In Cristo le persone con le loro differenze e contrasti sono costituite in una nuova unità. L'accoglienza reciproca non è solo un invito o un’esortazione, è una questione di identità: “avete rivestito Cristo” con il battesimo, esprime questa nuova identità. La comunità del vangelo è “aperta indiscriminatamente a tutti, donne e uomini, non privati delle loro diversità culturali e storico-sociali”. Le diversità non sono annullate, sono disinnescate come destino, e ridimensionate, relativizzate; quello che è tolto di mezzo è il privilegio degli uni e l'handicap degli altri (…)». Alcuni stralci di una riflessione di Yann Redalié, Pastore evangelico