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«Un energico prete fu inviato nella chiesa di Rio Elba con lo scopo di aiutare
il parroco nel disbrigo delle pratiche legate al periodo pasquale. Questo, tra
l’altro, era un buon oratore però con il difetto di dilungarsi troppo a lungo
nelle prediche. Una lacuna che non fu benaccetta dai fedeli che pensarono di vendicarsi
lasciando nella sacchetta delle offerte non soldi ma fave secche. Esse, lo
diciamo per i non toscani, sono le piante della famiglia delle leguminose alcune delle quali
venivano messe ad essiccare e conservate in fiaschi vuoti per utilizzarle
nella semina dell’anno successivo. Quando il parroco fece l’infelice scoperta
lo comunicò sconsolato al vigoroso
aiutante che non commentò l’accaduto però pensò bene di vendicarsi. Infatti l’indomani,
durante lo spargimento dell’acqua benedetta sui presenti, disse in latino una
litania che noi per comodità di lettura riportiamo in lingua corrente: “La fava vuole l’olio e domani ve ne
accorgerete, sul pulpito di Rio non ci predico più perdio”. I fedeli, donne
e uomini, giunti a casa si trovarono con gli abiti macchiati d’olio… sì ma d’oliva!
Quando l’indomani i parrocchiani si recarono in canonica per protestare, del
vivace prete non c’era più traccia: la mattina presto aveva preso la via del
continente».