lomarchetti@
- «Le donne piaggesi hanno sempre avuto
un ruolo importante, per lo più autonomo, nella conduzione della famiglia ,
tant’è chi quando si trasferivano a Piombino portavano con sé il loro andamento
di vita ed erano invidiate dalle maremmane: “Beate voi isolante, mio marito a differenza del vostro, la mesata
se la tiene lui e a me dà ogni mattina i soldi giusti, giusti per fare la spesa
e poi decide lui”. Le riesci, invece, erano quelle che non solo levavano i figli, ma con parsimonia gestivano
pure le scarse finanze di casa. Ma perché la maggioranza delle donne di Rio aveva questa libertà di
manovra nella conduzione della famiglia? Per prima cosa bisogna avere presente
in paese non c’era un’attività lavorativa, se non marginale, che permettesse
loro d’inserirsi nel mondo della produzione, il mondo del lavoro offriva due
occupazioni: il mare e la miniera, quest’ultima tra l'altro aveva occupato la
maggior parte dei terreni agricoli. Le donne, quindi, erano costrette a
dedicarsi ai lavori casalinghi e alla gestione anche economica della famiglia.
Insomma, avevano la borsa dei soldi della casa, e questo perché i loro mariti
navigavano e rimanevano lontani da casa per mesi, se non per anni, oppure
perché gli uomini lavoravano in miniera e, dopo il duro lavoro, arrotondavano
lo stipendio con l'orto o con la pesca. Insomma, il marito, per un verso o per
l'altro, tutto faceva fuorché interessarsi alla conduzione della casa e
all'educazione dei figli. Le donne erano le protagoniste della vita familiare e
i nuclei familiari, molto spesso, erano definiti al femminile così c’erano
l'Armande, le Biagine, le Luciane, l'Occhi di Grazia, le Seccaletine… via di
seguito e tutto!». Lorenzo M.
