20 novembre 2016

IL VANGELO CI PARLA. “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto… Isaia 55,10-11”. ECCO PERCHÉ L’ASCOLTO DELLA PAROLA È PRATICA DI GRUPPO E NON INDIVIDUALE, PRATICA COSTANTE E CONTINUA

ilvicinato@ - Fonte Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «La Riforma, che abbiamo festeggiato qualche settimana fa, nasce dalla necessità di riportare la Parola al centro della riflessione e della vita della chiesa. Ma cosa significa per noi, oggi, che la chiesa è fondata “sulla Parola”? Che cos'è, in fin dei conti, questa “Parola” di cui tanto si parla? La Parola di Dio è anche, sempre, parola umana. Sovente quest'affermazione viene interpretata come una vera e propria eresia; invece di scandalizzarsi, tuttavia, sarebbe opportuno riflettere: dire che la Parola di Dio è sempre, anche, parola umana, non significa affermare che Dio non parli. Significa, soltanto, che Dio non parla se non per bocca delle donne e degli uomini, per il semplice fatto che, se così non fosse, non potremmo capire ciò che intende dirci. Il Dio che parla alle donne ed agli uomini è un Dio da ricercare continuamente, “in movimento”, un Dio del cammino che esorta al cammino. Per questo è un Dio della Parola e non dell'immagine: al contrario, è un Dio che si sottrae ad ogni tentativo di farcene un immagine. Dio si può sperimentare ma non vedere, ma non fissare. Ecco perché Dio ci parla, ecco perché l’ascolto della Parola è pratica di gruppo e non individuale, pratica costante e continua». Alcuni stralci di una riflessione di Michel Charbonnier, Pastore evangelico