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Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «Le due guardie romane messe lì da Ponzio Pilato su richiesta delle
autorità religiose. Concordate. Un compromesso tra trono e altare. Due guardie
perfettamente inquadrate. Difendono il sacro sepolcro. Per impedire che
qualcuno possa entrare in contatto diretto con Gesù: “Gesù, lo gestiamo noi”.
La minaccia di un culto di Gesù viene sottoposto alle forze dell’ordine. La
libertà di culto è pericolosa. Una storia che conosciamo. Da tempo i nostri
testimoni della risurrezione, in realtà, sono le guardie romane. Senza nomi.
Potremmo essere tutti noi (…) Ma le protagoniste di questa storia sono altre.
Due donne. Di nome Maria. Persone vere. Né concordate né compromesse né
inquadrate. Né sante né di alcun ordine religioso. Semplicemente due donne.
Maria e Maria, la pattuglia dell’assoluto non-potere. Il non potere dimenticare
Gesù. Altro non abbiamo, se non la memoria di Gesù. Il non poter dimenticare
Gesù. Agli occhi loro, le guardie romane, tutte quelle riflessioni che abbiamo
fatte finora, c’entrano ben poco. Come se non le vedessero. Sì, le vedono, ma
non sono minimamente disturbate o interessate alla loro (non) presenza. Anzi,
riceveranno il messaggio: Egli non è qui… perché è risuscitato». Alcuni stralci di una
riflessione di Winfrid Pfannkuche, Pastore evangelico