ilVicinato@ -
Informazione da quinewsvolterra.it - «La
risposta alla richiesta di sicurezza delle cure erogate in ospedale che viene
dai territori, non si realizza mettendo terapia intensiva nei piccoli ospedali,
ma mettendoli in condizione di "stabilizzare" i malati gravi/critici,
dotandoli di ciò che è necessario, e rendendo rapido e senza intoppi il
trasferimento di quei malati negli ospedali con terapia intensiva (…) La
terapia intensiva è garanzia di sicurezza? Sì, ma a determinate condizioni: 1) almeno 6-8 posti letto, da utilizzare in
modo flessibile (intensivi e sub-intensivi); 2) un volume di malati gravi
trattati ogni anno (non meno di 250-300) tale da garantire la acquisizione ed
il mantenimento di competenza/pratica/esperienza clinica e assistenziale da
parte del personale sanitario; 3) un ospedale dotato di tutte le specialità
cliniche e diagnostiche necessarie per curare i malati gravi ricoverati in
quella terapia intensiva. Se una terapia intensiva non ha queste
caratteristiche, anziché essere garanzia di sicurezza è garanzia di non
appropriatezza clinica (cure sbagliate al malato sbagliato), di mortalità
eccessiva, di incapacità nel gestire le delicate questioni etiche che si
presentano in terapia intensiva, oltre che spreco di risorse; chi ci lavora non
potrà avere quelle competenze ed quella esperienza necessarie per curare un
malato grave (…) I piccoli ospedali devono essere messi in condizione di: a) “stabilizzare” il malato critico (che
arriva al pronto soccorso o che ha una grave complicazione imprevista durante
un intervento chirurgico o che peggiora durante un ricovero) in 6-12 ore; b) rapidamente
e senza intoppi frapposti dall’ospedale di riferimento dotato di terapia
intensiva poter trasferire quel malato in una terapia intensiva attrezzata e
adeguata per trattarlo perché di esperienza e competenza, capacità che mai
potranno essere acquisite in terapia intensiva sottoutilizzate. Questo
salva la vita al malato, e non la permanenza in una terapia intensiva non
adatta». Dottor Paolo Malacarne,
primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale di Cisanello