ilVicinato@ - «Nei primi anni ‘60 anche a Rio Marina
cominciarono ad arrivare i primi turisti, i più erano tedeschi amanti dei
minerali estratti nelle locali miniere di ferro. Anche le vecchie bettole si
organizzarono: lì trovavi dei bei minerali da collezione, un buon vino e ottimi
piatti della cucina indigena. Così i gestori dei “Vini e Cucina” (questa era l’insegna
prevalente) “rinnovarono” le loro attrezzature e sopra i vecchi camini misero i fornelli a
gas. Una comitiva di tedeschi si presentò in un’osteria e colui che biascicava un po’ d’italiano
ordinò cacciucco per tutti. Al momento di pagare il conto l’ostessa chiese se
il pranzo era stato di loro gradimento e il capogruppo rispose: "caciuco
molto buono, ma certi animaletti ancora vivi". La donna sbiancò e si
ammutolì, ma fece buon viso a cattivo gioco perché come si dice: "quel che non
ammazza, ingrassa!". Insomma, buon appetito. In effetti nella pietanza, durante
la cottura, erano caduti dalla cappa del camino alcuni cacaracci (scarafaggi per i non
piaggesi) che ancora vivi, si erano mescolati con crostacei, molluschi, polpi, cicale,
ecc. cioè con gli ingredienti tipici del vero cacciucco alla livornese».