ilVicinato@ - «Negli
anni ’60, in pieno boom economico, la vita delle miniere di ferro attirava
molti trasfertisti, cioè dipendenti delle società (perlopiù
Sales e Perona) appaltatrici del lavoro in miniera che secondo le necessità spostavano qui i loro dipendenti.
Alcuni di questi erano soliti cenare nella bettola di Maria, detta la Patataia.
Una sera le chiesero il cacciucco e specificarono quello con le cinque “C”,
cioè alla livornese. L’ostessa rispose che il giorno dopo avrebbe cercato gli ingredienti necessari e quindi li
avrebbe soddisfatti. Così nel pomeriggio
iniziò la preparazione della zuppa di pesce, ma giunta quasi a fine cottura dal
camino caddero dei cacaracci che finirono nel tegame. Maria, purtroppo, non
riuscì recuperarli così continuò a rumare (girare il sugo) e quindi servì il
cacciucco ai commensali. Quando l’ostessa gli intervistò questi risposero
"ottimo anche se i piccoli crostacei
erano un po’ crudi". Nel tavolo a fianco sedeva il Sor Mario Claris
Appiani il quale, con un linguaggio apparentemente forbito (vale a dire in latino
maccheronico) spiegò agli ignari operai che quei crostacei si mangiavano un po’
crudi perché erano Cacaracchius Palmaiolensis che facevano solo negli scogli
del vicino isolotto di Palmaiola e si riproducevano soltanto in quel particolare
periodo dell’anno. Insomma, una rara prelibatezza. Quei trasfertisti bevvero la spiegazione del Sor Mario e la degustarono
assieme al buon vino che serviva la Patataia».
Cacaraccio dall'inglese Cockroach,
insetti Fochisti, Blattella Germanica in italiano.