lomarchetti@ - «Il
giudice di pace era un uomo pacifico che tentava sempre la conciliazione tra le parti, e difficilmente falliva. Insomma,
cercava sempre di pacificare le controversie e risolvere tutto a
tarallucci e vino, o meglio, come costumava allora, a pastine Marie e Vermut.
In una calda giornata di giugno degli anni ‘60 si presentò in ufficio l'accusatore il
quale illustrò al magistrato le sue ragioni, e mentre il cancelliere
verbalizzava, il giudice si tolse gli occhiali, si asciugò la fronte, prese
l'uomo sottobraccio, lo accompagnò alla porta e con fare paterno gli disse:
"Hai ragione, hai perfettamente ragione". Poi il cancelliere fece
entrare l'accusato. Stessa scena. Il giudice ascoltò gli argomenti di difesa,
si tolse gli occhiali, si asciugò la fronte, prese l'uomo sottobraccio, lo accompagnò
alla porta e con fare paterno gli disse: "Hai ragione, hai perfettamente
ragione". Mentre ritornava alla scrivania, notò il cancelliere che
sorrideva, e chiese: "Perché ridi?". E l'altro: "Perché hai dato
ragione a tutti e due, voglio vedere come farai ha pronunciare la
sentenza". Il nostro giudice, dopo alcuni attimi d'indecisione, rispose:
"Hai ragione anche tu!". A noi non è dato sapere chi vinse la causa». Lorenzo M.