lomarchetti@ - «Armandina
la Peppicella viveva con i genitori, nel dopoguerra, però, si
trasferì a Cavo, e andò a lavorare nello stabilimento Le Salate, appena aperto
per la lavorazione e l’inscatolamento del pesce azzurro. Armandina riceveva uno
stipendio che le consentiva di vivere tranquillamente. Una manna poiché
i suoi genitori erano morti l’uno appresso all’altra e, lei figlia unica e nubile,
era rimasta senza sostentamento. L’attività dello stabilimento durò
solo pochi anni e la poveretta si trovò senza lavoro e senza soldi. Come fare?
S’inventò una nuova attività, quella della “donzella”. Tutte le mattine
prendeva la corriera e, su commissione, andava negli uffici del capoluogo
comunale o in quello isolano per chiedere/ritirare documenti, oppure in farmacia
o disbrigare altri impicci. Come si può intuire i compensi che otteneva, erano scarsi,
fortunatamente i fattorini dei pullman del Lorenzi la trasportavano gratis e
l’Eca (Ente comunale di assistenza) le dava un piccolo sussidio. Tutto questo,
tuttavia, consentiva alla nostra Peppicella, come tutti la chiamavano, di “tirare
avanti” fra stenti e rinunce. La svolta avvenne quando il figlio di una sua cugina,
partita prima della guerra per le Americhe, rientrò in Italia con tanti dollari.
L’uomo venne sull’Isola e prese alloggio all’hotel Darsena, in voga fra i vip dell’epoca,
qui seppe da un anziano conoscente dei genitori di Armandina che questa viveva in condizioni
di degenza. Lui allora spedì un taxi a Cavo per portare “la zia” al lussuoso l’hotel
di Portoferraio, e qui, dopo i convenevoli, le dette una consistente somma di
denaro e la invitò a pranzo. La poveretta si trovò così in un mondo che non credeva
esistesse. Camerieri in giacca, cravatta e guanti, posate d’argento, bicchieri
col righino d’oro e tant'altro lusso. Poi, finalmente, si passò al pranzo. Lei si sentiva già l’acquolina
in bocca: insomma, avrebbe fatto un pasto come Dio comanda! Il distinto cameriere le servì prosciutto e melone. Delusione!
La Peppicella si guardò intorno, e si rivolse al cameriere, anche se così
impettito le procurava un certo timore, ma si sa che la fame levò il lupo dal
bosco, perciò si fece forza: “Signore, guadi che m’ha portato la frutta, ma mi
deve sempre servire il primo”. A noi non è dato sapere come reagì il cameriere,
tuttavia ci piacerebbe vedere le facce degli altri commensali». Lorenzo M.