29 maggio 2025

DAL MAZZO DELLE CARTE USCÌ L’OMO NERO E CELIA SENTENZIÒ: “Vedo, vedo un terzo omo di comando che s’infrappone”

lomarchetti@ «Celia delle Norine era nubile e per arrotondare la misera pensione sociale, leggeva le carte o meglio, come si diceva in paese, “faceva le carte casa, casa”. Aveva una lunga borsa nera, dove teneva i ferri del mestiere e camminando “muro muro”, cioè strisciando la mano sui muri dei palazzi, andava come un medico curante al domicilio delle assistite ansiose di conoscere il loro futuro. Celia, per crearsi un alone di mistero, si vestiva di nero, portava in capo una pezzola (foulard) scura e diceva che ci vedeva poco. Tant’è che se vedeva un gruppo di bamboli (bambini), né chiamava uno: “Bimbo fatti un po’ in qua (avvicinati), o a chi appartieni? (chi sono i tuoi genitori), fammi un po’ attraversa’ la strada che so’ guercia!”. Lei conosceva tutti i fatti e i misfatti di ogni paesano, dalle vicende amorose a quelle di sesso e di corna, dal vizio del gioco a quello del vino, dalla voglia di lavorare alla vagabondaggine incallita, dall’essere tirchi all’essere debosciati. Insomma, per Celia non esisteva nessun segreto, per lei pertanto predire il futuro era un gioco da ragazzi. Si racconta che a una giovane ragazza la cui futura suocera impediva le nozze, Celia, dopo avere estratto il fante di picche (l’uomo nero) esclamò: “Ahi, ahi, qui il quadro proprio buio”. Poi fece un lungo e profondo sospiro, e quasi in trance aggiunse: “Vedo, vedo un terzo omo di comando che s’infrappone”. La giovane scoppiò in un pianto a dirotto. In effetti, come abbiamo detto, chi si opponeva alle nozze era una donna, ma la furba Celia che non poteva certo comandare l’uscita delle carte, l'incembolò (distolse) consolando la ragazza disperata: “Cara questo è il destino e io non ci posso fare nulla, le carte parlano chiaro! Ah se dipendesse da me”. Dopo di che, riscossa la parcella, salutò e… verso la cliente successiva». Lorenzo M.