lomarchetti@ - «Risicone
era chiamato così per la sua passione per le scommesse. Scommetteva su ogni
cosa possibile e immaginabile ed era sempre in prima fila quando apriva il
Banco Lotto, un ambo o un terno l’azzeccava sempre. Un giorno, a una lotteria
promossa da Tonino di Grattasassi, vinse un ombrello. Un parapioggia nero, con
le stecche di ferro e il manico ricurvo d’osso. Da quel giorno, però, la vita
di Risicone cambiò, e non si sa il perché. L’ombrello ebbe un posto d’onore in
salotto, nessuno lo poteva toccare perché lo avrebbe macchiato, insomma lo
avrebbe sporcato. Quando Risicone parlava
del suo parapioggia lo nominava semplicemente “Lui”. Risicone, però, di “Lui” lo affascinava in modo particolare il manico in osso ricurvo di cui non perdeva
occasione per declamarne le doti. Di questo pregio ne parlò inizialmente con familiari, poi coinvolse gli amici, poi gli conoscenti, poi anche gli sconosciuti e infine sia di giorno sia di notte urlava quei meriti lungo le strade del paese, ma lo strillava così forte che era sentito nelle
case anche con le finestre chiuse. Insomma, quell'uomo turbava la tranquillità notturna
dei cittadini, divenne una situazione davvero insostenibile. L’atteggiamento squilibrato
di Risicone fu notato dell’Ufficiale sanitario
che ne parlò con il Podestà, questo si consultò con il segretario del Fascio e
con il Maresciallo dei carabinieri, e le autorità giunsero a una conclusione: “Risicone, si
è fissato con un manico d’ombrello, scomoda i paesani ed è pericoloso per se e
per gli altri, pertanto bisogna allontanarlo dal paese!”. E così il poveretto, per
"interesse pubblico", fu ricoverato nel manicomio di Volterra dove, morì in
solitudine pochi anni dopo». Lorenzo M.