lomarchetti@ - «Il
suo nome era Giovanni, tutti i paesani lo conoscevano come Giovanfiore, non certo per
la sua gentilezza, bensì per la passione smisurata per la Fiorentina. Sin da giovane aveva scelto la vita del mare perché
l’altra sua passione, oltre a quella del calcio, era conoscere il mondo. Navigava da fuochista, ma lui
amava dirlo in inglese: “fireman”. Quando, dopo una lunga corvè (imbarco)
a lungo corso, ritornava in paese gli piaceva raccontare ai giovani le sue avventure che questi ascoltavano senza battere ciglio:
le meraviglie viste in questo o in quel porto estero, le belle donne conosciute
nei bordelli “d’alto bordo”, che lui si poteva permettere perché scapolo e figlio unico, ma narrava anche i terribili cicloni incontrati negli
oceani. Alcune volte, però, i suoi racconti erano dedicati alle città portuali
di casa nostra. Uno di questi, che forse lo appassionava di più, era legato
alla sua passione calcistica: “Eremo io, un portosantistefanese, un
portoferraiese, un capuliverese e un viareggino. Eremo a Genova col vapore
Vittorio Emanuele, un Liberty di Parodi che avevemo preso a Nova Yorke. In
piazza Banchi vedemmo un cartello che annunciava un incontro di calcio al
Marassi tra il Genoa e la Fiorentina. Tutti e quattro eremo tifosi
sfegatati pe’ la Fiorentina, così
decidemmo d’andà a vede quella partita. I biglietti, difficili da trovarsi,
riuscì a procurarceli l’Amanda, la padrona della trattoria Centotrenta. Però ci
fu un inghippo perché i posti disponibili erano tutti in gradinata norde,
dev’ereno gli ultras del Genoa. Noi spaventati c’inbucommo da’ na’ parte, boni
boni, perché c’era il rischio di piglià anco du’ legnate. Quando la partita
stava per finì eremo zero a zero, mancavano pochi minuti al fischio
dell’albitro, invece segnommo con un colpo di culo, e dalla curva degli ospiti
si levò un gran boato, ma noi zitti!”. Giovanni terminava il racconto con un furbo sorrisetto,
ed era comprensibile perché chi s’azzardava a esultare visto erano circondati dai
genoani?». Lorenzo M.