lomarchetti@ - «Lui
era un “chiattaiolo”, cioè uno dei due marinai che navigavano sulle chiatte che
trainate da un rimorchiatore dell'Ilva, erano addette al trasporto del minerale di
ferro dai pontili di caricazione di Rio Marina e Capoliveri agli stabilimenti
siderurgici di Portoferraio e Piombino. Era una vita monotona, ma a volte anche
rischiosa perché se a causa del mare mosso si spezzava il cavo di traino, l'imbarcazione andava alla deriva e rischiava il naufragio. Così un giorno fece il
grande passo, lasciò la moglie e andò a Genova, dove in Piazza Banchi trovò un
imbarco per Barcellona. Poi il vapore fece rotta verso Glasgow (Scozia) e da qui
andò nelle Americhe. Ma proprio a largo di Pensacola (Florida, Usa) la nave subì un
naufragio e affondò. Lui si salvò quasi per miracolo. A Pensacola, però,
conobbe una parrucchiera che s'invaghì di lui, tanto da proporgli di stabilirsi
in quella terra straniera, lui invece, non appena trovò un vapore che rientrava
in Italia, s'imbarco e ritornò sull'Isola, dall'amata consorte. Giunto a Rio fu
riassunto sulle chiatte dell'Ilva, dove navigò fino alla pensione. Durante
le calure estive e oramai in giacenza lavorativa, abbordava qualche avvilente turista e al fresco dei giardinetti, si spacciava per un consumato
lupo di mare (tanto lei che ne sapeva?) e quindi le narrava le sue avventurose
storie di mare e d’amore in terra d'America. Poi, se di lì passavano dei giovani paesani, lui
commentava: "Li guardi signora, sembrano i miei nonni. Sono nati qui e
cresciuti qui, attaccati a questo scoglio come le lampate” (le patelle, ndr)…
non certo come narrava lui!».