30 agosto 2025

“Sor Vincenzo non alteriamo tanto, la limonata è partita da cà”

lomarchetti@ «Siamo a Rio Marina in una notte degli anni ’20 del novecento quando un funzionario della dogana, chiuso l’ufficio, mentre passava per via Roma fu colpito in pieno volto da una decina di scorze di limone. Pareva un tiro al bersaglio! Ripresosi dallo stupore, esaminò accuratamente le facciate dei palazzi posti alla sua sinistra (a destra c'era il mare), alcune finestre erano buie, e da altre filtrava una luce fievole. L’arcigno funzionario, d’origine partenopea, pensò: “lì un lume di candela, sono case di brave persone". Poi il suo occhio notò due finestre aperte e illuminate a giorno: in quelle stanze c'era la luce a gas. Intanto i suoi orecchi udirono voci che "straziavano" una canzonetta allora in voga. Lui ragionò: 1+1=2. Allora imboccò la sovrastante via Magenta, entrò nel Caffè del Sor Vincenzo le cui finestre, per l’appunto, davano sul “luogo del delitto”. Qui, con fare molto educato, quasi sottomesso, chiese le scuse al gestore del pubblico locale. Ma dapprima ricevette risposte vaghe, poi l'oste, sapendo che i colpevoli erano fra i suoi avventori, giocò d’attacco, e con voce alterata, esclamò: “Caro lei, qui c’è tutta gente perbene, lei ha sbagliato indirizzo, il colpevole vada a cercarlo fra i suoi amici». Il forestiero, che sapeva di non essere amato dai paesani, non si fece però intimorire e  con tono serafico, disse: “Sor Vincenzo non alteriamo tanto, la limonata è partita da cà”».