UN ORGANISMO SOVRACOMUNALE FORTE PER RISPONDERE ALLE SFIDE DELLA GLOBALIZZAZIONE. Ci vuole più coraggio, lasciamo la comunità taroccata alla destra
marchetti.lorenzo@tiscali.it - Ci vuole buon senso, ma non equilibrio, poiché si tratta di entrare nel merito dei contenuti dello statuto della costituenda Unione dei Comuni, in definitiva, stabilire i poteri che i comuni vorranno affidare alla Comunità dell’Arcipelago Toscano e quali contrappesi attivare per garantire le autonomie locali. Vale a dire, se il nuovo organismo sovracomunale riceverà le funzioni e le risorse per rispondere alle sfide della globalizzazione che stanno di fronte a noi arcipeleghini di Toscana, oppure se dare vita ad una mini comunità montana, per di più, con meno risorse rispetto al passato. I compromessi al ribasso sono inaccettabili. Io voglio, per l’ennesima volta, offrire il mio contributo di idee anche se ciò può apparire come una forzatura verso quanto decideranno i dieci consigli comunali. La Comunità Montana, in questi ultimi anni, non ha lavorato male, anzi! Ma lo ha fatto nei limiti della legge istitutiva, quindi non va bene. La posta in gioco è alta e, fra l’altro, certe proposte equilibriste fanno parte di un mondo politico che oramai è stato consegnato ai libri di storia. Leggo su Camminando uno spot diretto a noi de Il Vicinato: «Comunità dell'Arcipelago ovvero Comunità Montana. Mutant nomina sed non homines. - Se non ci sono più i finanziamenti, pazienza: certo se ci fossero stati sarebbe stato meglio. E' stato comunque salvato il salvabile e cioè le poltrone e le relative prebende stipendiali!» Non entro nel merito di questa affermazione, ma essa fa parte di quel senso comune di gramsciana memoria che non può essere ignorato da tutte le persone di buon senso. Lo abbiano presente tutti coloro che “nell’autonomia decisionale delle assemblee elettive” dovranno votare l’atto fondante dell’unione. Ci vuole una “comunità forte” nell’interesse dell’Elba e delle altre isole. Lasciamo la “comunità taroccata” alla destra conservatrice che per l’ennesima volta tenta di cavalcare i particolarismi municipalisti e poi, magari, sgomita per imbarcarsi sul vaporino dell’autonomismo parolaio.