14 agosto 2009

TEMPO DI GUERRA, VOGLIA DI PACE: 1943-44, l’Elba fra miseria, fame e stenti, ma i bimbi nascono lo stesso

gisecat3@yahoo.itSpostarsi con i servizi pubblici in quel periodo è quasi impossibile, c’è un solo collegamento tra i paesi elbani e Portoferraio, che del resto, dopo il bombardamento di settembre e il presentimento di altri che sarebbero arrivati, si sta svuotando dei suoi abitanti, che sfollano nelle campagne e nella parte orientale, ritenuta più sicura almeno dalle incursioni aeree. Il servizio pubblico avviene con un vecchio autobus che non sempre, a seconda del carico, riesce a fare le salite più impervie. Così si provvede in altra maniera: a Rio Marina, c’è Lido, un ragazzo di 17 anni, che con il cavallo e il barroccio del padre Giuseppino, macellaio, fa la spola da un paese all’altro, trasportando latte, vino farina, materiale edile, lupini, carbone, uva, lisciva, pellicole cinematografiche e perfino… casse da morto! Ma una sera, con un tempo da lupi, mentre i fulmini squarciano il cielo e viene giù un’infinità d’acqua, c’è una merce speciale da trasportare: la levatrice che deve andare al Cavo, a otto chilometri di distanza, per assistere una partoriente, che presenta un parto difficile. Il barroccio consueto, adibito al trasporto di merci, è sostituito da un calesse, ma Giuseppino non permette al figlio di partire, si mette lui a cassetta ed è una vera avventura: ad ogni lampo che illumina a giorno la strada, ad ogni tuono che scuote il cielo, il povero cavallo si ferma e si imbizzarisce; ci vuole del bello e del buono per persuaderlo a riprendere il trotto. Finalmente arrivano: le acque sono rotte, il bambino non si presenta bene, la povera donna straziata dalle doglie del parto e dalla paura, ma Desolina è brava e riesce a far nascere un bel maschietto. La famiglia riconoscente, felice, ringrazia, ricompensa con quel poco che si può, rifocilla e fa asciugare al camino i panni dei viaggiatori, ma occorre riprendere la strada, ancora sotto il temporale: l’ostetrica, giovane e forte, se la caverà con un solenne raffreddore, Giuseppino, meno abituato ai disagi di simili spostamenti, si metterà a letto con un febbrone e una bella bronchite. Maria Gisella Catuogno