marchetti.lorenzo@tiscali.it - Le riflessioni sul periodo di Elbopoli, considerato che alcuni processi sono ancora aperti, devono essere scevre da qualsiasi giudizio definitivo, anche se ci troviamo di fronte ad una storia dove, nel bene o nel male, sono rimasti coinvolti innocenti e colpevoli, oppure, presunti tali. Le conseguenze di quel periodo sono state laceranti e, per alcuni, le ferite sono ancora aperte: negli affetti, nella carriera professionale o in quella politica. C’è chi ha pagato e paga sulla propria pelle. Scorrendo le cronache di quei giorni si ritrovano nomi di accusatori, palesi o occulti, e di accusati, risultati poi innocenti o tuttora in attesa di giudizio. Io che sono stato l’ultimo segretario elbano dei Democratici di Sinistra (luglio 2007 – febbraio 2008), sento tuttavia l’obbligo di chiedere perdono per gli errori commessi da alcuni compagni del mio partito negli anni di Elbopoli. Lo chiedo ai diretti interessati, lo ribadisco alle loro famiglie. “Dagli all’untore” non deve più fare parte della lotta politica. Quando un partito, un gruppo consiliare, una fazione, un’associazione ricorre alle “carte bollate”, commette un grosso perché danneggia il vivere civile di una società. Ognuno, in democrazia, deve svolgere il proprio compito: la magistratura e gli organi di polizia hanno il loro, così come la stampa ha un ruolo diverso rispetto a quello delle forze politiche. Spero che questo sia d’insegnamento per l’oggi e per il domani. Lo sia per le generazione future. Mi auguro, infine, che queste scuse le avanzino pure coloro che per primi lanciarono “il sasso in piccionaia” tramite atti ispettivi, commissione di accesso, interrogazioni parlamentari, dossier e altri sistemi. Lorenzo Marchetti