7 ottobre 2009

ELBOPOLI. Non ho scritto "finiamola a tarallucci e vino", né tantomeno ho proposto una cantata collettiva del motivetto di De Crescenzo

marchetti.lorenzo@tiscali.it - Le ferite di Elbopoli sono ancora aperte, e allora c’è chi preferisce non pronunciarsi, o altri esporsi pubblicamente, e quindi mantengono l’anonimato. Ricevo telefonate di appoggio, ma anche e-mail precedute da «Non Pubblicare». Un nostro assiduo blogghista dà questa versione: «nessuno ha una vera voglia di rifondare la società civile e andare verso un nuovo clima sociale». Mi preme, intanto, precisare che sul periodo 2002–2005 non ho chiesto nessun colpo di spugna, tantomeno ho prospettato un raduno simultaneo nelle piazze dei paesi elbani per cantare tutti assieme: «Chi ha avuto ha avuto avuto, chi ha dato ha dato, scordammoce o' passato simm'e isola paisà». Allora, sono esterrefatto quando leggo: «Oggi resta difficile accettare scuse e atti di contrizione. Di ciò che è successo in passato qualcuno ne ha tratto indebito vantaggio e questo non è possibile dimenticarlo, quindi caro Lorenzo, prendiamo atto delle tue parole, ma penso sia troppo chiedere a chi ha sofferto di dare un colpo di spugna». Voglio, invece, ringraziare pubblicamente Bruno Paternò per parole spese nei confronti della mia richiesta di perdono a nome dei DS: «Questo è un messaggio che solo un Gentiluomo poteva scrivere. Ed io ti confermo profonda stima. Un forte abbraccio, Bruno».