marchetti.lorenzo@tiscali.it – Chiedo al mio amico Giovanni Fratini qual è il quadro societario che propone per la nuova Toremar? In definitiva, chi deterrà la maggioranza delle azioni, gli enti pubblici o il privato? Riporto alcune parti di un lungo intervento di Giovanni dove evidenzio quelle che a me paiono contraddizioni, e comunque analisi o proposte incoerenti con le normative europee e lo stesso codice societario: «Una eventuale società partecipata dalla nostra Regione non obbligherebbe l’assessore Conti a fare l’armatore. Sarebbe il socio privato, scelto mediante una gara pubblica, ad avere la responsabilità dei compiti operativi connessi alla organizzazione e conduzione dei servizi. Insieme alla Regione, dovrebbero farne parte altri enti pubblici, in particolare i Comuni che rappresentano più direttamente i bisogni e gli interessi dei territori insulari. Dapelo chiede che nel Consiglio di amministrazione della società che otterrà, con la privatizzazione al 100%, la concessione dei servizi, ci sia un rappresentante della Regione. E’cosa tristemente risaputa che il rappresentante regionale nel Consiglio di amministrazione di Toremar, in tutti questi anni, è servito a ben poco, anzi a nulla. Pensavamo che lo sapesse anche il sindacalista della Filt CGIL. L’assessore Conti ha detto più volte che la Regione si è comportata allo stesso modo con il trasporto pubblico in continente (ferroviario e su gomma) affidato ovunque ad Aziende dalle quali è sempre rimasta fuori. E’ vero. Ma c’è una differenza non da poco tra i servizi di trasporto in continente e quelli marittimi: questi ultimi sono insostituibili (…) I collegamenti marittimi con la terra ferma hanno dunque una importanza strategica, vitale per le esigenze di mobilità dei cittadini, per lo sviluppo del turismo e, in generale, per la tenuta di tutto il sistema economico dell’arcipelago. Per questo è importante che nella loro organizzazione ci sia una “forte” presenza pubblica (...)».