26 luglio 2014

ELBA, PATRIMONIO CULTURALE: “Serve una gestione condivisa. La cultura è lo scenario unificante di una comunità che non rispetta i confini amministrativi dei quali non sa che fare, essendo questi delle convenzioni istituzionali recenti”

Rio Marina, Torre del Giove
ilvicinato@ - «La divisione è per natura inefficienza, disservizio, spreco. Dove si afferma “ognuno per sé”, “facciamo da soli” e simili amenità, ecco, quello diventa immancabilmente il palcoscenico della rappresentazione del fallimento. La gestione del patrimonio culturale deve essere unitaria per sua natura. In altri paesi hanno da tempo introdotto il concetto di “Heritage” (eredità), ovvero ricchezza che ci è data in temporaneo possesso dai genitori perché possiamo trasmetterla ai figli, possibilmente accresciuta e valorizzata. Non come rendita da consumare più o meno lentamente. Il patrimonio culturale, e il paesaggio nel quale questo si inserisce, rappresenta la garanzia dei diritti e dei beni comuni, non difesa del privilegio. All’Elba dobbiamo rendere comune l’azione dei Comuni, superare gli schieramenti, non la politica. Il terreno del patrimonio culturale può, in questo momento, essere il terreno giusto sul quale avviare una sperimentazione condivisa e collettiva. Ogni Comune ha una, dieci, cento emergenze ambientali e culturali. Sarebbe opportuno che i Comuni scegliessero un simbolo ciascuno, possibilmente al di fuori degli abitati. Facciamo una lista dei costi vivi di gestione di questi luoghi e delle loro rispettive criticità (accessibilità, visibilità, conoscenza, diffusione) e costruiamo su questa prima compagine una progettualità, ripartendo oneri e onori, ottimizzando i rispettivi usi sociali di tutti questi beni comuni e le risorse, umane e tecnologiche, che le otto diverse amministrazioni hanno a disposizione, attraverso una convenzione unica. Questo può valere per i musei, che sono, spesso, in sofferenza di personale addetto al controllo. Ma anche per le aree aperte, nelle quali i tagli della vegetazione, in primavera, sono imprese improbe. E lo stesso si può dire per la comunicazione all’esterno dei luoghi con valenze culturali». L’articolo completo di Franco Cambi è pubblicato sul giornale online  www.elbareport.it