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10 aprile 2024

S.O.S TORRE DEL GIOVE, L’ANTICO MANIERO FRA LEGGENDE E REALTÀ: “La malattia di Simonetta Cattaneo e gli amanti di Isabella Mendoza”

lomarchetti@ - «La torre, costruita nel 1459 per opera di Jacopo III Appiani, era a forma rettangolare e completamente circondata da mura perimetrali e da un fossato. A mezzogiorno si trovava l’entrata principale, un’apertura ad arco, piuttosto piccola e protetta dal ponte levatoio. Sopra l'ingresso era affisso lo stemma marmoreo degli Appiani (dimensioni di metri 2x1 e dallo spessore di 30 centimetri), poi caduto nel fossato e trafugato alla metà dei nostri anni “60. Il torrione che poggiava su una base cinta da mura a scarpa, si elevava in tre piani con soffitto a volta, mentre l'accesso si apriva a est, il terrazzo, scoperto e protetto da una merlatura, serviva principalmente per l’accensione dei fuochi di segnalazione. Questa, infatti, era la principale funzione della Torre che tuttavia offriva rifugio anche agli abitanti dei paesi e delle campagne vicine. Si racconta che nel 1553 il feroce  Dragut fece cadere il fortilizio con l'inganno, promettendo salva la vita ai terrorizzati del  villaggio di Grassera, lì rifugiati, ma una volta che si arresero, il pirata li face mettere ai ceppi. Le strutture della Torre furono danneggiate agli inizi del 1700, quando il governatore spagnolo di Longone ne ordinò la distruzione. Al maniero del Giove, o del Giogo, sono legate alcune leggende come quella della giovane castellana Simonetta Cattaneo, la celebre modella del Botticelli per “La nascita di Venere”. Questa aveva ricevuto in uso dal cognato Jacopo III una porzione della “montagna del ferro” e nel 1475 abitò nel maniero del Giove cercando fra quell’aria salubre un giovamento al mal sottile (la tubercolosi) che tuttavia la portò alla morte pochi mesi dopo, a soli ventitré anni. Oppure, l’altra leggenda, quella che si rifà al secolo successivo, in cui si narra come nel castello fossero imprigionati, per poi essere uccisi, gli amanti abbandonati da Isabella Mendoza, la reggente del principato di Piombino. Si dice che nelle notti di luna piena si sentono ancora i loro lamenti, lo schioccare delle fruste e lo sbattere delle catene!». Lorenzo M. (da un post pubblicato si ilVicinato.it il 26 gennaio 2011)

9 aprile 2024

PASSEGGIATA PER SALVARE LA TORRE DEL GIOVE. Era il 7 gennaio 2006 quando ilVicinato.it lanciò la campagna “S.O.S. Torre del Giove” portata avanti anche negli anni successivi

ilVicinato@ - Informazione dalla  stampa locale - «L’appuntamento è per domenica 14 aprile alle 10.00 in Piazza del Popolo a Rio Elba da dove partirà la passeggiata organizzata da Legambiente Arcipelago Toscano e da Terre di Rio in collaborazione con Italia Nostra Arcipelago Toscano e la sottosezione Elba del Club Alpino Italiano che a passo lento, parlando di storia natura, passato e futuro, raggiungerà la Torre del Giove, o meglio quel che rimane, a 350 metri di altitudine su una verde collina di lecci che domina l’Elba delle miniere e il Canale di Piombino e il continente toscano. Come scriveva un anno fa Maria Gisella Catuogno: Esistono scrigni del passato su cui il tempo sembra accanirsi di più, nel suo stillicidio dei giorni. E, con esso, l’oblio. È questa l’impressione che si ha passando per la strada della Parata, tra Rio Elba e Cavo, dove, alzando lo sguardo alla Torre del Giove, sospesa tra l’azzurro di cielo e mare e il verde della macchia mediterranea, stringe il cuore vederla progressivamente impoverita delle sue strutture portanti ed accessorie ed immiserita ormai al rango di rudere pericolante».

19 settembre 2020

S.O.S. TORRE DEL GIOVE: “La valorizzazione della nostra storia deve diventare un'altra fonte di produzione di ricchezza del territorio riese”

ilVicinato@ - Informazione dalla  stampa locale - Il gruppo consiliare Terra Nostra proporrà la votazione della seguente mozione al prossimo Consiglio Comunale. Non si tratta solo di una "sterile" operazione di memoria e basta: la valorizzazione della nostra storia deve diventare un'altra fonte di produzione di ricchezza del territorio riese: «Il Consiglio Comunale di Rio, riunito in seduta straordinaria presso la casa comunale di Rio nell’Elba: Rilevato lo stato di grave degrado in cui versa la fortezza del Giove, che è uno degli ultimi manufatti rimasti con più grande prestigio storico, per quello che ha rappresentato nel racconto medievale di questo territorio; Considerato come questo patrimonio debba essere salvaguardato e conservato per la memoria delle generazioni future, oltreché per assicurarne una fruibilità in termini di percorso culturale e turistico, da inserire negli opportuni circuiti territoriali; Ritenuto che il Comune di Rio debba comunque assumere iniziative amministrative anche presso le competenti Autorità pubbliche, nonché presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, stante la difficoltà di intervenire per le casse comunali, oltretutto su un bene di incerta appartenenza; Impegna il Sindaco e la Giunta ad assumere tali iniziative per la salvaguardia ed il restauro della fortezza del Monte Giove, e di relazionare al consiglio comunale entro la fine del 2020 sulle prime risultanze di questa azione». Foto di repertorio S.o.s. TorredelGiove, da il Vicinato - anno 2006

28 febbraio 2016

IL CASTELLO DEL VOLTERRAIO È TORNATO AL SUO ANTICO SPLENDORE

ilVicinato@ - Fonte notizia iltirreno.gelocal.it - «I lavori di riqualificazione del Castello del Volterrario, posto nel comune di Portoferraio, non sono ancora completati, restano da terminare alcune opere e gli interventi per migliorare i sentieri. Ma il grosso dell'intervento, avviato dal Parco nazionale, è stato portato a termine. Il presidente del Pnat, Giampiero Sammuri, ha tenuto lo scorso giovedì all'interno del castello restaurato la presentazione ufficiale delle escursioni, che si terranno in forma di visite guidate  con partenza da Rio Elba e da Portoferraio. La fortezza del Volterraio risale all'XI Secolo. L'architetto Gherardo Rau, incaricato dai pisani, iniziò a fortificare nel 1231 la rocca costruita due secoli prima. Ma è nel 1440 che la fortezza fu rafforzata in modo significativo da Jacopo III Appiani, riuscendo così a resistere all'impeto dei turchi guidati da Dragut nel 1544».

5 novembre 2015

MINIERE DI RIO MARINA, FORTI CRITICITÀ AMBIENTALI E TESTIMONIANZE STORICHE SU CUI INTERVENIRE, CIRCOLO PD: “Proponiamo un atto di edilizia concordata da attuare con un Patto territoriale fra gli enti interessati”

Gli opifici di Cala Seregola
pd.rioma@ - «Nelle ex miniere di Rio si riscontrano forti criticità ambientali, storiche e architettoniche, tutti interventi che richiedono una forte spesa e, purtroppo, soldi non ce ne sono! Infatti, né la Regione Toscana, né il Ministero dell’ambiente possono intervenire direttamente poiché impegnati in calamità più impellenti.  Lo stesso Parco nazionale ha un bilancio economico che gli consente solo l’ordinaria amministrazione. Ci rivolgiamo a loro affinché sostengano azioni utili al territorio nell'ambito di una proficua collaborazione istituzionale, derogando, perlomeno, i vincoli del Piano d’indirizzo territoriale e della Zonazione Pnat. In definitiva, proponiamo di agire attraverso un atto di edilizia concordata da attuare con un Patto territoriale fra gli enti interessati. Ciò consentirebbe nuove destinazioni d’uso e quindi la successiva vendita degli immobili, ovviamente con l’obbligo ferreo e inderogabile di destinare gli introiti alle opere di bonifica e di risanamento ambientale. Le ex aree di coltivazione a ferro presenti all’Isola d’Elba insistono su 708 ettari, e di queste oltre il 66% (470 ha) insiste nel comune di Rio Marina. Le vecchie e vetuste miniere che circondano l’abitato del capoluogo e corrono lungo la costa fino a raggiungere la frazione di Cavo, sono di proprietà del Demanio dello Stato, e perlopiù, ricadono fra le aree protette del Parco nazionale dell’Arcipelago. Si va dalla Miniera di Rio dove le acque meteoriche, nonostante i lavori dei primi anni duemila, continuano ad invadere l’abitato. Si giunge poi al comprensorio di Rio Albano dov’è presente un inquinamento chimico causato dal ruscellamento dei minerali affioranti, e dall’oramai dismessa discarica dei rifiuti urbani. Che dire dei fabbricati industriali abbandonati i quali si affacciano sulla bella spiaggia di Cala Seregola, con il rischio di collassate sui bagnanti? E della testimonianza storica della Torre del Giove, costruita 1459, dov’è richiesta un’energica opera di pulizia e di rinforzo? E l’elenco potrebbe proseguire. Ricordiamo pure la zona delle Paffe, anche se di proprietà privata e fuori dal perimetro del Pnat,  dove gli alti fronti di cava meritano un intervento di risanamento geologico». Circolo Pd di Rio Marina e Cavo

12 agosto 2015

RIO MARINA, VILLA ROMANA DI CAVO - CAPO CASTELLO. IL SINDACO RENZO GALLI: “Chiederemo fondi europei, cercheremo sostegni a 360 gradi. Allo scopo ho costituito un comitato diretto dal professor Gianfranco Vanagolli”

I resti della Villa di Capo Castello
ilVicinato@ - Fonte notizia: stralci di un articolo di Stefano Bramanti  - «La villa romana delle Grotte è chiusa e ricoperta da erbacce, l'altra, quella della Linguella, è pure trascurata. La terza, quella di Capo Castello a Cavo, è nascosta sotto ville e lecci. Però il sindaco di Rio Marina, Renzo Galli, ha rotto gli indugi e ha deciso di promuovere un progetto per riportare alla luce il complesso del primo secolo avanti Cristo. Galli, insieme a Marco Firmati,  ha condotto una centinaio di persone a visitare Capo Castello, la punta estrema del paese di Cavo, un promontorio ora pieno di case e ville di alcuni turisti, che 2000 anni fa vedeva un ridente complesso di un potente personaggio romano, forse della famiglia dei Valeri, che occupava tutta la zona godendosi panorami unici. Galli, sempre nell'ambito delle Notti dell'Archeologia, ha dichiarato: “Dobbiamo essere uniti in questo tentativo di riportare a rivivere questo reperto importantissimo. Occorrono 200-250 mila euro per il progetto condiviso dalla sovrintendenza. I proprietari dei terreni nei quali si nascondono i muri antichi sono disponibili, purché si vada concretamente a fare una cosa seria e ben fatta. Quindi impegneremo anche alcuni fondi comunali, anche se limitati. Chiederemo fondi europei, cercheremo sostegni a 360 gradi. E allo scopo ho costituito un comitato diretto dal professor Gianfranco Vanagolli». Quindi la sfida è lanciata e fa onore al primo cittadino aver deciso di intraprendere una strada che senza dubbio saprà ulteriormente valorizzare questa parte dell'isola, già dotata di reperti importanti come la torre del Giove, la chiesa di San Quirico e il mausoleo Tonietti».

8 giugno 2015

L'UGLIERO DEL GIOVE, IL RACCONTO DI IDO ALESSI: “Gli avvenimenti che hanno interessato la nostra Torre del Giove”

ilVicinato@ - Fonte notizia ido.alessi@  - «Mercoledì 10 giugno  alle 10.00 al Teatro Garibaldi di Rio nell'Elba avrà luogo la presentazione del libro "L'Ugliero del Giove" di Ido Alessi. Il soggetto del racconto, tra storia e fiction, intende riempire alcuni vuoti storici inerenti gli avvenimenti che hanno interessato la nostra Torre del Giove negli anni tra il 1400 e il 1500. Saranno presenti gli studenti  delle scuole  medie di Rio nell'Elba e di Rio Marina che effettueranno le letture e il commento di alcuni brani del libro».

27 luglio 2014

LA FOTO DEL GIORNO...

Foto di Lorenzo (M): “La Torre del Giove
CLICCA SULL'IMMAGINE PER INGRANDIRLA

26 luglio 2014

ELBA, PATRIMONIO CULTURALE: “Serve una gestione condivisa. La cultura è lo scenario unificante di una comunità che non rispetta i confini amministrativi dei quali non sa che fare, essendo questi delle convenzioni istituzionali recenti”

Rio Marina, Torre del Giove
ilvicinato@ - «La divisione è per natura inefficienza, disservizio, spreco. Dove si afferma “ognuno per sé”, “facciamo da soli” e simili amenità, ecco, quello diventa immancabilmente il palcoscenico della rappresentazione del fallimento. La gestione del patrimonio culturale deve essere unitaria per sua natura. In altri paesi hanno da tempo introdotto il concetto di “Heritage” (eredità), ovvero ricchezza che ci è data in temporaneo possesso dai genitori perché possiamo trasmetterla ai figli, possibilmente accresciuta e valorizzata. Non come rendita da consumare più o meno lentamente. Il patrimonio culturale, e il paesaggio nel quale questo si inserisce, rappresenta la garanzia dei diritti e dei beni comuni, non difesa del privilegio. All’Elba dobbiamo rendere comune l’azione dei Comuni, superare gli schieramenti, non la politica. Il terreno del patrimonio culturale può, in questo momento, essere il terreno giusto sul quale avviare una sperimentazione condivisa e collettiva. Ogni Comune ha una, dieci, cento emergenze ambientali e culturali. Sarebbe opportuno che i Comuni scegliessero un simbolo ciascuno, possibilmente al di fuori degli abitati. Facciamo una lista dei costi vivi di gestione di questi luoghi e delle loro rispettive criticità (accessibilità, visibilità, conoscenza, diffusione) e costruiamo su questa prima compagine una progettualità, ripartendo oneri e onori, ottimizzando i rispettivi usi sociali di tutti questi beni comuni e le risorse, umane e tecnologiche, che le otto diverse amministrazioni hanno a disposizione, attraverso una convenzione unica. Questo può valere per i musei, che sono, spesso, in sofferenza di personale addetto al controllo. Ma anche per le aree aperte, nelle quali i tagli della vegetazione, in primavera, sono imprese improbe. E lo stesso si può dire per la comunicazione all’esterno dei luoghi con valenze culturali». L’articolo completo di Franco Cambi è pubblicato sul giornale online  www.elbareport.it

25 luglio 2014

SOS TORRE DI MARINA DI CAMPO “È necessario intervenire con la massima urgenza e va trovata la giusta via con urgente attivazione prima che sia troppo tardi”

ilvicinato@ - Fonte: Raffaele Sandolo - «Passano gli anni  e nessuno, per negligenza, si è mai occupato seriamente della torre situata sopra il porticciolo di Marina di Campo, parte integrante del paesaggio e simbolo del Comune di Campo nell'Elba. L'insufficiente manutenzione ha portato  all'attuale drammatica situazione che mette a alto rischio l'intera costruzione. Continua il profondo silenzio e si va avanti nel disinteresse generale, sia delle istituzioni che delle associazioni e dei cittadini. Nessuno fa niente! Nessuno muove una mano! Nessuno si attiva in favore della torre. Ci vuole poco a capire che  andando avanti così, inerti e nel silenzio più cupo, Marina di Campo è destinata a perdere la propria torre. Si facciano le dovute riflessioni soprattutto a livello istituzionale. È necessario intervenire con la massima urgenza e va trovata la giusta via con urgente attivazione prima che sia troppo tardi».

1 febbraio 2014

TESORI ELBANI: “La Chiesa romanica di San Quirico di Grassera”

ilvicinato@  - Fonte: Stefano Bramanti - «La chiesa romanica di San Quirico risale al medioevo e costituisce una, se non l’unica, traccia visibile del borgo medievale di Grassera raso al suolo nel 1534 dal pirata Khayr al Din, detto il Barbarossa. I sopravvissuti si rifugiarono nel vicino paese di Rio nell'Elba, tant’è che alla Chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo fu aggiunto il nome di San Quirico. Grassera è citata in documenti del Duecento sia nella forma erudita: Gràssula, sia in quella popolare: Gràssera. Tuttavia, in alcuni atti del 1260, redatti dal notaio pisano Rodolfino riguardo ai Comuni dell'Isola d'Elba tenuti ogni anno a donare falconi all'arcivescovo di Pisa, è riportato il  Comune di Grassule o Grassere. Il toponimo deriva probabilmente da herba crassula, in riferimento alla presenza di pianticelle a foglia grassa quali Sedum rupestris, Sedum dasyphyllum e Umbilicus rupestris. La chiesa di San Quirico si trova nel territorio di Rio Marina, lungo la strada provinciale della Parata, aveva uno sviluppo perimetrale di 15,00x8,00 metri e una piccola abside, rivolta a levante, di cui tuttora si scorgono le mura perimetrali».

11 gennaio 2014

TORRE DEL GIOVE, MARCHETTI RISPONDE AL PRESIDENTE DEL PNAT: “Ti invito a promuovere fra i soggetti interessati quei gesti positivi e utili per salvare l’antico maniero”

lomarchetti@ - «Caro Giampiero, continuo a usare il tu, perché così ho fatto nelle riunioni del Pd in cui ci siamo incontrati e perché così si faceva nel partito dove abbiamo militato si da giovani e in quello di cui abbiamo la stessa tessera, ma siccome ho sostenuto la tua nomina a presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, mi sento anche in obbligo di dirti che non mi piace il tuo messaggio, è troppo formale! SOS Torre del Giove è una campagna che porto avanti sin dal 2006, e poiché lo storico fortilizio ricade fra le aree protette, tant’è che è il punto d’arrivo del sentiero n°59 della Gte, allora è tuo dovere farti carico delle situazioni e delle emergenze ambientali da sanare. Riconosco che il Pnat non può intervenire direttamente, ma può “semmai sostenere e promuovere azioni utili all'ambiente e al territorio nell'ambito di collaborazioni istituzionali”, così come hai dichiarato. Allora ti invito a promuovere, fra i soggetti interessati, quei gesti positivi e utili per salvare l’antico maniero». Ciao, Lorenzo Marchetti, compagno di base

TORRE DEL GIOVE, RISPONDE IL PRESIDENTE DEL PNAT IN MODO FORMALE: “Posso intervenire sul Castello del Volterraio di proprietà del Parco, ma non posso fare nulla su ciò che non è nelle mie disponibilità, né tanto meno usare personale tecnico del Parco per periziare il corpo di fabbrica come da lei suggerito”

ilvicinato@ - «Caro Marchetti, il titolo è di sicuro a effetto e serve ad attirare l'attenzione ma a dire il vero non ho ricevuto nessuna lettera nei nostri uffici da parte sua, ne trovo nessuna domanda a cui io debba rispondere. Ho visto i giornali che riportano le esternazioni sul suo blog e che mi tirano in ballo. Rispondo con lo stesso strumento. Ringrazio per la segnalazione lei e tutti quelli che segnalano costruttivamente situazioni ed emergenze ambientali da sanare, ma posso intervenire solo sulle questioni che mi competono e semmai sostenere e promuovere azioni utili all'ambiente e al territorio nell'ambito di collaborazioni istituzionali. Posso intervenire sul Castello del Volterraio di proprietà del Parco, ma non posso fare nulla su ciò che non è nelle mie disponibilità, né tanto meno usare personale tecnico del Parco per "periziare il corpo di fabbrica" come da lei suggerito. Azioni di volontariato per i lavori di pulitura ricorrendo all'opera di volontari, ben vengano, ovviamente in primis con il coordinamento del proprietario del bene che non è il Parco». Giampiero Sammuri

8 gennaio 2014

DUE DOMANDE DI CUI ASPETTO ANCORA UNA RISPOSTA. IL SILENZIO DEI PRESIDENTI SAMMURRI E ROSSI. Se chiedere è lecito, per un amministratore pubblico rispondere non è una cortesia, bensì un dovere!

lomarchetti@ - «La prima segnalazione mi sono premurato di rivolgerla a Giampiero Sammuri, presidente del Parco nazionale dell'arcipelago toscano, era il 19 giugno 2013.  Mi riferivo alla Torre del Giove, quel bene d'interesse pubblico e di proprietà pubblica che al pari del Castello del Volterraio, merita essere messa in sicurezza. Durante la scampagnata dello scorso 27 dicembre ho constatato il degrado in cui versa lo storico maniero del Giove le cui mura residue sono avvolte da radici infestanti che ne stanno provocando il crollo. L’altra risposta che tuttora attendo, si riferisce al viaggio da Firenze a Pomonte da me proposto il 16 dicembre 2013 al presidente della Regione Toscana. Un viaggio da fare nell’ambito della campagna “Siamo Tutti Pendolari” e quindi con il solo utilizzo dei mezzi pubblici, a cui per il ritorno suggerisco a Rossi di rientrare con il traghetto da Rio Marina, raggiungendo quel porto con il pullman da Pomonte. Io sono paziente, poiché se chiedere è lecito, rispondere, almeno per un amministratore pubblico, non è una cortesia, bensì un dovere!». Lorenzo (M)

24 dicembre 2013

AL VIA IL RESTAURO DEL CASTELLO DEL VOLTERRAIO

ilvicinato@ - «Nei giorni scorsi il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano ha presentato i progerammi realizzati e quelli in via di realizzazione, tra questi spicca il progetto di restauro del Castello del Volterraio. L’antico maniero, lasciato in stato di abbandono ormai da troppo tempo, sarà recuperato e messo in sicurezza. Nel caso specifico del Castello del Volterraio corre l'obbligo di intervenire per evitare ulteriori crolli e consentire che le persone si riapproprino di un bene storico e architettonico. Ciò sarà possibile ristrutturando il rudere in modo da restituire all'edificio quella che era la sua funzione originaria. Nel caso del Castello del Volterraio, la funzione originaria era quella dell'avvistamento, legata quindi alla straordinaria posizione panoramica».

19 giugno 2013

S.O.S. TORRE DEL GIOVE. Lettera aperta a Giampiero Sammuri, presidente del Parco nazionali dell’arcipelago toscano. “Un bene pubblico, d’interesse pubblico e di proprietà pubblica”

lomarchetti@. - Caro Giampiero, la Torre del Giove fu eretta dagli Appiani nel 1459 ed è un’importante testimonianza culturale, un valore architettonico inserito in un ambiente “magico” che richiede un’energica opera di pulizia e di rinforzo. Lo storico fortilizio ricade nel territorio comunale di Rio Marina, è compreso fra le aree protette del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e appartiene al Demanio dello Stato. Si tratta quindi di un bene pubblico, d’interesse pubblico e di proprietà pubblica. Dell’antico maniero, circondato da un fossato, si nota tuttora la  base cinta da mura a scarpa, mentre del torrione è rimasta in piedi solo la porzione rivolta a mezzogiorno. Il manufatto è avvolto da piante che con le loro radici ne minano la stabilità. Le rovine si ergono dalla rigogliosa lecceta che ricopre l'altura e sono facilmente raggiungibili a piedi, si tratta del sentiero n°59 della Gte. La mia non vuole essere solo l’ennesima segnalazione, ma anche un suggerimento. Mi pare necessario che un tecnico del PNAT perizi il corpo di fabbrica, mentre  per eventuali lavori di pulitura si potrebbe ricorrere all’opera di volontari coordinati dal Parco nazionale e da quello minerario. Cordialmente, Lorenzo (M)

16 maggio 2013

“Il castello del Volterraio è un bene culturale che insieme a molti altri sparsi sull’Elba non gode di buona salute e ci sono altre priorità più importanti”

ilVicinato@ - Il Parco nazionale dell’arcipelago toscano, proprietario del Castello del Volterraio,   ha conferito lo scorso 19 aprile il servizio tecnico per l’adeguamento del progetto di restauro conservativo del manufatto. Nei giorni scorsi Marcello Camici è salito in cima al Volterraio con l’aspettativa di trovare il segno dell’avvio dei lavori: «La speranza è scomparsa subito davanti alla consueta desolante visione dell’abbandono più assoluto. Neppure segnaletica didattico/scientifica dalla quale si possa evincere notizie sulla geologia del luogo,su flora e fauna (oggi chiamata biodiversità), sulla storia, sul panorama stupendo. Un mese è forse ancora troppo presto. Si può sperare che prima dell’inizio della stagione estiva e turistica almeno qualche pannello didattico/scientifici si possa leggere in cima al Volterraio?».

15 marzo 2013

S.O.S. CAPPELLA TONIETTI DI CAVO. “Perché non promuoverne la sponsorizzazione da parte di privati che approderebbero al duplice obiettivo di farsi pubblicità e di essere operatori culturali del territorio in cui lavorano?

gisecat3@ - L’APPELLO: «Lo sappiamo, ormai chi decide di trascorrere le vacanze all’Isola d’Elba, come in qualsiasi altro territorio degno di pregio, non vuole soltanto mare e sole; desidera anche conoscere la storia, la cultura, i tesori artistici del luogo di soggiorno: non dilapidiamo dunque questo patrimonio, cominciamo a difenderlo, custodirlo e rispettarlo, per non pentircene amaramente quando ormai sarà troppo tardi. Ebbene, questo tesoro artistico versa oggi in condizioni di totale degrado: la cancellata è stata in parte divelta, il solaio del piano terreno è crollato, non c’è più traccia dei pavimenti e dei rivestimenti presenti in origine, seriamente danneggiata risulta anche la scala a chiocciola. Il resto resiste, ma fino a quando? Insomma, come il castello del Volterraio, come la Torre del Giove, tanto per restare nel versante orientale, anche la Cappella Tonietti è abbandonata all’usura del tempo e all’incuria e al vandalismo degli uomini. E’ evidente che la manutenzione di edifici architettonici richiede costi che difficilmente la collettività si può accollare, specialmente in tempi di crisi economica profonda come questa. Perché non promuoverne  la sponsorizzazione da parte di privati che, attraverso il salvataggio di un’opera artistica, approderebbero al duplice obiettivo di farsi pubblicità (anche nelle guide turistiche) e di essere operatori culturali del territorio in cui lavorano?». Maria Gisella Catuogno - fine

14 marzo 2013

S.O.S. CAPPELLA TONIETTI DI CAVO. “Un’opera improntata al gigantismo tipico di Coppedè di cui è considerata la più importante tra quelle elbane”

gisecat3@ - I RICORDI: «Alla Cappella era tradizione andarci per il Lunedì dell’Angelo, chiamato impropriamente dai cavesi “Santa Caterina” per l’usanza diffusa a Rio Elba di recarsi in quel giorno al romitorio omonimo del paese. Data la discendenza di molta gente del Cavo da famiglie riesi, il nome era rimasto a designare la festività, anche se il luogo era diverso. Ci si incamminava già nel primo pomeriggio come per una piccola avventura, uomini, donne, bambini, giovani, adulti, anziani in buona salute, per stare insieme in allegria e per salutare la primavera appena arrivata e con essa la rinascita del ciclo vegetativo dopo il lungo sonno invernale. Si portava con sé la merenda e soprattutto la “sportella”, il tradizionale dolce riese simbolo di vita e di fertilità. I più temerari tentavano qualche incursione nell’interno incustodito, avventurandosi, oltre il cancello aperto, per la scala a chiocciola in ghisa che portava fino alla terrazza superiore, da dove bastava alzare lo sguardo per abbracciare in una volta sola gli elementi architettonici eclettici e ridondanti dell’edificio: le bozze di granito elbano con inserti in marmo bianco per le decorazioni; le robuste colonne arricchite da mascheroni leonini; la superba cancellata in ferro battuto; la ghiera dell’arco in conci di marmo; l’aquila stilizzata sopra l’incisione “Famiglia Tonietti”; le grandi prue a forma di rostro; le paurose figure antropomorfe riecheggianti le cattedrali gotiche; le grondaie zoomorfe degli spigoli; il globo di marmo della sommità. Insomma, un’opera improntata al gigantismo tipico di Coppedè ma anche dell’architettura monumentale “fin de siècle”, un’opera che è considerata la più importante tra quelle elbane dell’architetto fiorentino». Maria Gisella Catuogno – fine seconda parte

13 marzo 2013

S.O.S. CAPPELLA TONIETTI DI CAVO. “Come il Castello del Volterraio e la Torre del Giove, tanto per restare nel versante orientale, anche la Cappella Tonietti è abbandonata all’usura del tempo e all’incuria e al vandalismo degli uomini”

gisecat3@ - LA STORIA: «Se c’è un edificio, al Cavo, altamente evocativo della sua storia e delle sue tradizioni popolari, questo è la Cappella Tonietti. Fu voluta come tomba di famiglia dai Tonietti, concessionari dello sfruttamento delle miniere, ma la destinazione cimiteriale non venne mai autorizzata e il monumento rimase fine a se stesso, formidabile simbolo del prestigio e della potenza economica dei suoi committenti. A confezionare lo splendido manufatto fu chiamato infatti l’architetto fiorentino Adolfo Coppedè e da tramite, per l’assunzione dell’incarico, fece l’industriale Pilade Del Buono, amico del Coppedè e socio di Ugo Ubaldo Tonietti, figlio di Giuseppe, capostipite della dinastia imprenditoriale riese, a cui il monumento voleva essere dedicato. La data di realizzazione oscilla tra il 1899 e il 1906. La scelta del sito geografico dove innalzarlo non poteva essere moralmente più ambiziosa ed esteticamente più felice: un crinale collinare dominante il Canale di Piombino per renderlo ben visibile anche da lontano, solitario e maestoso, a chi faceva rotta per l’Isola d’Elba. La sua forma a faro ben si armonizzava con l’ambiente circostante di una macchia mediterranea sospesa tra l’azzurro del cielo e quello del mare». Maria Gisella Catuogno – fine prima parte