lomarchetti@ - «La
torre, costruita nel 1459 per opera di Jacopo III Appiani, era a forma
rettangolare e completamente circondata da mura perimetrali e da un fossato. A mezzogiorno
si trovava l’entrata principale, un’apertura ad arco, piuttosto piccola e
protetta dal ponte levatoio. Sopra l'ingresso era affisso lo stemma marmoreo
degli Appiani (dimensioni di metri 2x1 e dallo spessore di 30
centimetri), poi caduto nel fossato e trafugato alla metà dei nostri anni
“60. Il torrione che poggiava su una base cinta da mura a scarpa, si elevava in
tre piani con soffitto a volta, mentre l'accesso si apriva a est, il terrazzo,
scoperto e protetto da una merlatura, serviva principalmente per l’accensione
dei fuochi di segnalazione. Questa, infatti, era la principale funzione della
Torre che tuttavia offriva rifugio anche agli abitanti dei paesi e delle campagne vicine. Si racconta che nel 1553 il feroce Dragut fece
cadere il fortilizio con l'inganno, promettendo salva la vita ai terrorizzati del villaggio di Grassera, lì rifugiati, ma una volta che si arresero, il pirata li face mettere ai ceppi. Le strutture della Torre furono danneggiate agli inizi del 1700,
quando il governatore spagnolo di Longone ne ordinò la distruzione. Al maniero del Giove, o del Giogo, sono legate alcune leggende come quella
della giovane castellana Simonetta Cattaneo, la celebre modella del Botticelli
per “La nascita di Venere”. Questa
aveva ricevuto in uso dal cognato Jacopo III una porzione della “montagna del ferro” e nel 1475 abitò nel
maniero del Giove cercando fra quell’aria salubre un giovamento al mal sottile
(la tubercolosi) che tuttavia la portò alla morte pochi mesi dopo, a soli
ventitré anni. Oppure, l’altra leggenda, quella che si rifà al secolo
successivo, in cui si narra come nel castello fossero imprigionati, per poi
essere uccisi, gli amanti abbandonati da Isabella Mendoza, la reggente del
principato di Piombino. Si dice che nelle notti di luna piena si sentono ancora
i loro lamenti, lo schioccare delle fruste e lo sbattere delle catene!». Lorenzo M. (da un post pubblicato si ilVicinato.it il 26 gennaio 2011)
Visualizzazione post con etichetta Torre del Giove. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Torre del Giove. Mostra tutti i post
10 aprile 2024
9 aprile 2024
PASSEGGIATA PER SALVARE LA TORRE DEL GIOVE. Era il 7 gennaio 2006 quando ilVicinato.it lanciò la campagna “S.O.S. Torre del Giove” portata avanti anche negli anni successivi
ilVicinato@ - Informazione dalla stampa locale - «L’appuntamento
è per domenica 14 aprile alle 10.00 in Piazza del Popolo a Rio Elba da dove
partirà la passeggiata organizzata da Legambiente Arcipelago Toscano e da Terre
di Rio in collaborazione con Italia Nostra Arcipelago Toscano e la sottosezione
Elba del Club Alpino Italiano che a passo lento, parlando di storia natura,
passato e futuro, raggiungerà la Torre del Giove, o meglio quel che rimane, a
350 metri di altitudine su una verde collina di lecci che domina l’Elba delle
miniere e il Canale di Piombino e il continente toscano. Come scriveva un anno
fa Maria Gisella Catuogno: Esistono scrigni del passato su cui il tempo sembra
accanirsi di più, nel suo stillicidio dei giorni. E, con esso, l’oblio. È questa
l’impressione che si ha passando per la strada della Parata, tra Rio Elba e
Cavo, dove, alzando lo sguardo alla Torre del Giove, sospesa tra l’azzurro di
cielo e mare e il verde della macchia mediterranea, stringe il cuore vederla
progressivamente impoverita delle sue strutture portanti ed accessorie ed
immiserita ormai al rango di rudere pericolante».
19 settembre 2020
S.O.S. TORRE DEL GIOVE: “La valorizzazione della nostra storia deve diventare un'altra fonte di produzione di ricchezza del territorio riese”
ilVicinato@ - Informazione
dalla stampa locale - Il gruppo
consiliare Terra Nostra proporrà la votazione della seguente mozione al
prossimo Consiglio Comunale. Non si tratta solo di una "sterile"
operazione di memoria e basta: la valorizzazione della nostra storia deve
diventare un'altra fonte di produzione di ricchezza del territorio riese: «Il
Consiglio Comunale di Rio, riunito in seduta straordinaria presso la casa
comunale di Rio nell’Elba: Rilevato lo stato di grave degrado in cui versa la
fortezza del Giove, che è uno degli ultimi manufatti rimasti con più grande
prestigio storico, per quello che ha rappresentato nel racconto medievale di
questo territorio; Considerato come questo patrimonio debba essere
salvaguardato e conservato per la memoria delle generazioni future, oltreché
per assicurarne una fruibilità in termini di percorso culturale e turistico, da
inserire negli opportuni circuiti territoriali; Ritenuto che il Comune di Rio
debba comunque assumere iniziative amministrative anche presso le competenti
Autorità pubbliche, nonché presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e
Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, stante la difficoltà di
intervenire per le casse comunali, oltretutto su un bene di incerta
appartenenza; Impegna il Sindaco e la Giunta ad assumere tali iniziative per la
salvaguardia ed il restauro della fortezza del Monte Giove, e di relazionare al
consiglio comunale entro la fine del 2020 sulle prime risultanze di questa
azione». Foto di repertorio S.o.s.
TorredelGiove, da il Vicinato - anno 2006
28 febbraio 2016
IL CASTELLO DEL VOLTERRAIO È TORNATO AL SUO ANTICO SPLENDORE
ilVicinato@ - Fonte
notizia iltirreno.gelocal.it - «I lavori di
riqualificazione del Castello del Volterrario, posto nel comune di
Portoferraio, non sono ancora completati, restano da terminare alcune opere e
gli interventi per migliorare i sentieri. Ma il grosso dell'intervento, avviato
dal Parco nazionale, è stato portato a termine. Il presidente del Pnat, Giampiero
Sammuri, ha tenuto lo scorso giovedì all'interno del castello restaurato la
presentazione ufficiale delle escursioni, che si terranno in forma di visite
guidate con partenza da Rio Elba e da
Portoferraio. La fortezza del Volterraio risale all'XI Secolo. L'architetto Gherardo
Rau, incaricato dai pisani, iniziò a fortificare nel 1231 la rocca costruita
due secoli prima. Ma è nel 1440 che la fortezza fu rafforzata in modo
significativo da Jacopo III Appiani, riuscendo così a resistere all'impeto dei
turchi guidati da Dragut nel 1544».
5 novembre 2015
MINIERE DI RIO MARINA, FORTI CRITICITÀ AMBIENTALI E TESTIMONIANZE STORICHE SU CUI INTERVENIRE, CIRCOLO PD: “Proponiamo un atto di edilizia concordata da attuare con un Patto territoriale fra gli enti interessati”
Gli opifici di Cala Seregola |
12 agosto 2015
RIO MARINA, VILLA ROMANA DI CAVO - CAPO CASTELLO. IL SINDACO RENZO GALLI: “Chiederemo fondi europei, cercheremo sostegni a 360 gradi. Allo scopo ho costituito un comitato diretto dal professor Gianfranco Vanagolli”
![]() |
I resti della Villa di Capo Castello |
ilVicinato@ - Fonte notizia: stralci di
un articolo di Stefano Bramanti - «La
villa romana delle Grotte è chiusa e ricoperta da erbacce, l'altra, quella
della Linguella, è pure trascurata. La terza, quella di Capo Castello a Cavo, è
nascosta sotto ville e lecci. Però il sindaco di Rio Marina, Renzo Galli, ha
rotto gli indugi e ha deciso di promuovere un progetto per riportare alla luce
il complesso del primo secolo avanti Cristo. Galli, insieme a Marco Firmati, ha condotto una centinaio di persone a
visitare Capo Castello, la punta estrema del paese di Cavo, un promontorio ora
pieno di case e ville di alcuni turisti, che 2000 anni fa vedeva un ridente
complesso di un potente personaggio romano, forse della famiglia dei Valeri,
che occupava tutta la zona godendosi panorami unici. Galli, sempre nell'ambito
delle Notti dell'Archeologia, ha dichiarato: “Dobbiamo essere uniti in questo
tentativo di riportare a rivivere questo reperto importantissimo. Occorrono
200-250 mila euro per il progetto condiviso dalla sovrintendenza. I proprietari
dei terreni nei quali si nascondono i muri antichi sono disponibili, purché si
vada concretamente a fare una cosa seria e ben fatta. Quindi impegneremo anche
alcuni fondi comunali, anche se limitati. Chiederemo fondi europei, cercheremo
sostegni a 360 gradi. E allo scopo ho costituito un comitato diretto dal
professor Gianfranco Vanagolli». Quindi la sfida è lanciata e fa onore al primo
cittadino aver deciso di intraprendere una strada che senza dubbio saprà
ulteriormente valorizzare questa parte dell'isola, già dotata di reperti
importanti come la torre del Giove, la chiesa di San Quirico e il mausoleo
Tonietti».
8 giugno 2015
L'UGLIERO DEL GIOVE, IL RACCONTO DI IDO ALESSI: “Gli avvenimenti che hanno interessato la nostra Torre del Giove”
ilVicinato@ - Fonte notizia ido.alessi@ -
«Mercoledì 10 giugno alle 10.00 al
Teatro Garibaldi di Rio nell'Elba avrà luogo la presentazione del libro "L'Ugliero del Giove" di Ido
Alessi. Il soggetto del racconto, tra storia e fiction, intende riempire alcuni
vuoti storici inerenti gli avvenimenti che hanno interessato la nostra Torre
del Giove negli anni tra il 1400 e il 1500. Saranno presenti gli studenti delle scuole medie di Rio nell'Elba e di Rio Marina che
effettueranno le letture e il commento di alcuni brani del libro».
27 luglio 2014
26 luglio 2014
ELBA, PATRIMONIO CULTURALE: “Serve una gestione condivisa. La cultura è lo scenario unificante di una comunità che non rispetta i confini amministrativi dei quali non sa che fare, essendo questi delle convenzioni istituzionali recenti”
Rio Marina, Torre del Giove |
ilvicinato@ - «La divisione
è per natura inefficienza,
disservizio, spreco. Dove si afferma “ognuno per sé”,
“facciamo da soli” e simili amenità, ecco, quello diventa immancabilmente il
palcoscenico della rappresentazione del fallimento. La gestione del patrimonio
culturale deve essere unitaria per sua natura. In altri
paesi hanno da tempo introdotto il concetto di “Heritage” (eredità), ovvero
ricchezza che ci è data in temporaneo possesso dai genitori perché possiamo
trasmetterla ai figli, possibilmente accresciuta e valorizzata. Non come
rendita da consumare più o meno lentamente. Il patrimonio culturale, e il
paesaggio nel quale questo si inserisce,
rappresenta la garanzia dei diritti e dei beni comuni, non difesa del
privilegio. All’Elba dobbiamo rendere comune l’azione dei Comuni, superare gli
schieramenti, non la politica. Il terreno del patrimonio culturale può, in
questo momento, essere il terreno giusto sul quale avviare una sperimentazione
condivisa e collettiva. Ogni Comune ha una, dieci, cento emergenze ambientali e
culturali. Sarebbe opportuno che i Comuni scegliessero un simbolo ciascuno,
possibilmente al di fuori degli abitati. Facciamo una lista dei costi vivi di
gestione di questi luoghi e delle loro rispettive criticità (accessibilità,
visibilità, conoscenza, diffusione) e costruiamo su questa prima compagine una
progettualità, ripartendo oneri e onori, ottimizzando i rispettivi usi sociali
di tutti questi beni comuni e le risorse, umane e tecnologiche, che le otto
diverse amministrazioni hanno a disposizione, attraverso una convenzione unica.
Questo può valere per i musei, che sono, spesso, in sofferenza di personale
addetto al controllo. Ma anche per le aree aperte, nelle quali i tagli della
vegetazione, in primavera, sono imprese improbe. E lo stesso si può dire per la
comunicazione all’esterno dei luoghi con valenze culturali». L’articolo completo di Franco
Cambi è pubblicato sul giornale online www.elbareport.it
25 luglio 2014
SOS TORRE DI MARINA DI CAMPO “È necessario intervenire con la massima urgenza e va trovata la giusta via con urgente attivazione prima che sia troppo tardi”
ilvicinato@ - Fonte: Raffaele Sandolo - «Passano
gli anni e nessuno, per negligenza, si
è mai occupato seriamente della torre situata sopra il porticciolo di Marina di
Campo, parte integrante del paesaggio e simbolo del Comune di Campo nell'Elba. L'insufficiente
manutenzione ha portato all'attuale
drammatica situazione che mette a alto rischio l'intera costruzione. Continua
il profondo silenzio e si va avanti nel disinteresse generale, sia delle
istituzioni che delle associazioni e dei cittadini. Nessuno fa niente! Nessuno
muove una mano! Nessuno si attiva in favore della torre. Ci vuole poco a capire
che andando avanti così, inerti e nel
silenzio più cupo, Marina di Campo è destinata a perdere la propria torre. Si
facciano le dovute riflessioni soprattutto a livello istituzionale. È
necessario intervenire con la massima urgenza e va trovata la giusta via con
urgente attivazione prima che sia troppo tardi».
1 febbraio 2014
TESORI ELBANI: “La Chiesa romanica di San Quirico di Grassera”
ilvicinato@ -
Fonte: Stefano Bramanti - «La chiesa
romanica di San Quirico risale al medioevo e costituisce una, se non l’unica,
traccia visibile del borgo medievale di Grassera raso al suolo nel 1534 dal
pirata Khayr al Din, detto il Barbarossa. I sopravvissuti si rifugiarono nel
vicino paese di Rio nell'Elba, tant’è che alla Chiesa parrocchiale di San
Giacomo Apostolo fu aggiunto il nome di San Quirico. Grassera è citata in
documenti del Duecento sia nella forma erudita: Gràssula, sia in quella
popolare: Gràssera. Tuttavia, in alcuni atti del 1260, redatti dal notaio
pisano Rodolfino riguardo ai Comuni dell'Isola d'Elba tenuti ogni anno a donare
falconi all'arcivescovo di Pisa, è riportato il
Comune di Grassule o Grassere. Il toponimo deriva probabilmente da herba
crassula, in riferimento alla presenza di pianticelle a foglia grassa quali
Sedum rupestris, Sedum dasyphyllum e Umbilicus rupestris. La chiesa di San
Quirico si trova nel territorio di Rio Marina, lungo la strada provinciale della
Parata, aveva uno sviluppo perimetrale di 15,00x8,00 metri e una piccola
abside, rivolta a levante, di cui tuttora si scorgono le mura perimetrali».
11 gennaio 2014
TORRE DEL GIOVE, MARCHETTI RISPONDE AL PRESIDENTE DEL PNAT: “Ti invito a promuovere fra i soggetti interessati quei gesti positivi e utili per salvare l’antico maniero”
lomarchetti@ - «Caro Giampiero, continuo a usare il tu, perché così ho fatto
nelle riunioni del Pd in cui ci siamo incontrati e perché così si faceva nel partito
dove abbiamo militato si da giovani e in quello di cui abbiamo la stessa
tessera, ma siccome ho sostenuto la tua nomina a presidente del Parco nazionale
dell’Arcipelago toscano, mi sento anche in obbligo di dirti che non mi piace il
tuo messaggio, è troppo formale! SOS Torre del Giove è una campagna che porto
avanti sin dal 2006, e poiché lo storico fortilizio ricade fra le aree
protette, tant’è che è il punto d’arrivo del sentiero n°59 della Gte, allora è tuo dovere farti carico delle situazioni
e delle emergenze ambientali da sanare. Riconosco che il Pnat non può intervenire
direttamente, ma può “semmai sostenere e promuovere azioni utili all'ambiente e
al territorio nell'ambito di collaborazioni istituzionali”, così come hai
dichiarato. Allora ti invito a promuovere, fra i soggetti interessati, quei gesti
positivi e utili per salvare l’antico maniero». Ciao, Lorenzo Marchetti,
compagno di base
TORRE DEL GIOVE, RISPONDE IL PRESIDENTE DEL PNAT IN MODO FORMALE: “Posso intervenire sul Castello del Volterraio di proprietà del Parco, ma non posso fare nulla su ciò che non è nelle mie disponibilità, né tanto meno usare personale tecnico del Parco per periziare il corpo di fabbrica come da lei suggerito”
ilvicinato@ - «Caro Marchetti, il titolo è
di sicuro a effetto e serve ad attirare l'attenzione ma a dire il vero non ho
ricevuto nessuna lettera nei nostri uffici da parte sua, ne trovo nessuna
domanda a cui io debba rispondere. Ho visto i giornali che riportano le
esternazioni sul suo blog e che mi tirano in ballo. Rispondo con lo stesso
strumento. Ringrazio per la segnalazione lei e tutti quelli che segnalano
costruttivamente situazioni ed emergenze ambientali da sanare, ma posso
intervenire solo sulle questioni che mi competono e semmai sostenere e
promuovere azioni utili all'ambiente e al territorio nell'ambito di
collaborazioni istituzionali. Posso intervenire sul Castello del Volterraio di
proprietà del Parco, ma non posso fare nulla su ciò che non è nelle mie
disponibilità, né tanto meno usare personale tecnico del Parco per
"periziare il corpo di fabbrica" come da lei suggerito. Azioni di
volontariato per i lavori di pulitura ricorrendo all'opera di volontari, ben vengano,
ovviamente in primis con il coordinamento del proprietario del bene che non è
il Parco». Giampiero Sammuri
8 gennaio 2014
DUE DOMANDE DI CUI ASPETTO ANCORA UNA RISPOSTA. IL SILENZIO DEI PRESIDENTI SAMMURRI E ROSSI. Se chiedere è lecito, per un amministratore pubblico rispondere non è una cortesia, bensì un dovere!
lomarchetti@ - «La prima segnalazione
mi sono premurato di rivolgerla a
Giampiero Sammuri, presidente del Parco nazionale dell'arcipelago toscano, era il 19 giugno 2013. Mi riferivo alla Torre del Giove, quel bene d'interesse pubblico e
di proprietà pubblica che al pari del Castello del Volterraio, merita essere
messa in sicurezza. Durante la scampagnata dello scorso 27 dicembre ho
constatato il degrado in cui versa lo storico maniero del Giove le cui mura residue
sono avvolte da radici infestanti che ne stanno provocando il crollo. L’altra
risposta che tuttora attendo, si riferisce al viaggio da Firenze a Pomonte da me proposto il 16 dicembre 2013 al presidente della Regione Toscana. Un viaggio
da fare nell’ambito della campagna “Siamo Tutti Pendolari” e quindi con il solo
utilizzo dei mezzi pubblici, a cui per il
ritorno suggerisco a Rossi di rientrare con il traghetto da Rio Marina,
raggiungendo quel porto con il pullman da Pomonte. Io sono paziente, poiché se
chiedere è lecito, rispondere, almeno per un amministratore pubblico, non è una
cortesia, bensì un dovere!». Lorenzo
(M)
24 dicembre 2013
AL VIA IL RESTAURO DEL CASTELLO DEL VOLTERRAIO
ilvicinato@ - «Nei giorni scorsi il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano ha
presentato i progerammi realizzati e quelli in via di realizzazione, tra questi spicca
il progetto di restauro del Castello del Volterraio. L’antico maniero, lasciato
in stato di abbandono ormai da troppo tempo, sarà recuperato e messo in
sicurezza. Nel caso specifico del Castello del Volterraio corre l'obbligo di
intervenire per evitare ulteriori crolli e consentire che le persone si riapproprino
di un bene storico e architettonico. Ciò sarà possibile ristrutturando il
rudere in modo da restituire all'edificio quella che era la sua funzione
originaria. Nel caso del Castello del Volterraio, la funzione originaria era
quella dell'avvistamento, legata quindi alla straordinaria posizione panoramica».
19 giugno 2013
S.O.S. TORRE DEL GIOVE. Lettera aperta a Giampiero Sammuri, presidente del Parco nazionali dell’arcipelago toscano. “Un bene pubblico, d’interesse pubblico e di proprietà pubblica”
lomarchetti@. - Caro Giampiero, la Torre del Giove fu eretta dagli Appiani nel
1459 ed è un’importante testimonianza culturale, un valore architettonico
inserito in un ambiente “magico” che richiede un’energica opera di pulizia e di
rinforzo. Lo storico fortilizio ricade nel territorio comunale di Rio Marina, è
compreso fra le aree protette del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e
appartiene al Demanio dello Stato. Si tratta quindi di un bene pubblico, d’interesse
pubblico e di proprietà pubblica. Dell’antico maniero, circondato da un
fossato, si nota tuttora la base cinta da mura a scarpa, mentre del torrione è rimasta in piedi solo la
porzione rivolta a
mezzogiorno. Il manufatto è avvolto da piante che con le loro radici ne minano
la stabilità. Le rovine si ergono dalla rigogliosa lecceta che ricopre l'altura
e sono facilmente raggiungibili a piedi, si tratta del sentiero n°59 della Gte.
La mia non vuole essere solo l’ennesima segnalazione, ma anche un suggerimento.
Mi pare necessario che un tecnico del PNAT perizi il corpo di fabbrica, mentre per
eventuali lavori di pulitura si potrebbe ricorrere all’opera di volontari coordinati
dal Parco nazionale e da quello minerario. Cordialmente, Lorenzo (M)
16 maggio 2013
“Il castello del Volterraio è un bene culturale che insieme a molti altri sparsi sull’Elba non gode di buona salute e ci sono altre priorità più importanti”
ilVicinato@ - Il Parco nazionale
dell’arcipelago toscano, proprietario del Castello del Volterraio, ha conferito lo scorso 19 aprile il servizio tecnico per l’adeguamento del progetto di restauro conservativo del
manufatto. Nei giorni scorsi Marcello Camici è salito in cima al Volterraio con
l’aspettativa di trovare il segno dell’avvio dei lavori: «La
speranza è scomparsa subito davanti alla consueta desolante visione
dell’abbandono più assoluto. Neppure segnaletica didattico/scientifica dalla
quale si possa evincere notizie sulla geologia del luogo,su flora e fauna (oggi
chiamata biodiversità), sulla storia, sul panorama stupendo. Un mese è forse
ancora troppo presto. Si può sperare che prima dell’inizio della stagione
estiva e turistica almeno qualche pannello didattico/scientifici si possa
leggere in cima al Volterraio?».
15 marzo 2013
S.O.S. CAPPELLA TONIETTI DI CAVO. “Perché non promuoverne la sponsorizzazione da parte di privati che approderebbero al duplice obiettivo di farsi pubblicità e di essere operatori culturali del territorio in cui lavorano?
gisecat3@ - L’APPELLO: «Lo
sappiamo, ormai chi decide di trascorrere le vacanze all’Isola d’Elba, come in
qualsiasi altro territorio degno di pregio, non vuole soltanto mare e sole;
desidera anche conoscere la storia, la cultura, i tesori artistici del luogo di
soggiorno: non dilapidiamo dunque questo patrimonio, cominciamo a difenderlo,
custodirlo e rispettarlo, per non pentircene amaramente quando ormai sarà
troppo tardi. Ebbene, questo tesoro artistico versa oggi in condizioni di
totale degrado: la cancellata è stata in parte divelta, il solaio del piano terreno
è crollato, non c’è più traccia dei pavimenti e dei rivestimenti presenti in
origine, seriamente danneggiata risulta anche la scala a chiocciola. Il resto
resiste, ma fino a quando? Insomma, come il castello del Volterraio, come la
Torre del Giove, tanto per restare nel versante orientale, anche la Cappella
Tonietti è abbandonata all’usura del tempo e all’incuria e al vandalismo degli
uomini. E’ evidente che la manutenzione di edifici architettonici richiede
costi che difficilmente la collettività si può accollare, specialmente in tempi
di crisi economica profonda come questa. Perché non promuoverne la sponsorizzazione da parte di privati che,
attraverso il salvataggio di un’opera artistica, approderebbero al duplice
obiettivo di farsi pubblicità (anche nelle guide turistiche) e di essere
operatori culturali del territorio in cui lavorano?». Maria Gisella Catuogno -
fine
14 marzo 2013
S.O.S. CAPPELLA TONIETTI DI CAVO. “Un’opera improntata al gigantismo tipico di Coppedè di cui è considerata la più importante tra quelle elbane”
gisecat3@ - I RICORDI: «Alla Cappella
era tradizione andarci per il Lunedì dell’Angelo, chiamato impropriamente dai
cavesi “Santa Caterina” per l’usanza diffusa a Rio Elba di recarsi in quel
giorno al romitorio omonimo del paese. Data la discendenza di molta gente del
Cavo da famiglie riesi, il nome era rimasto a designare la festività, anche se
il luogo era diverso. Ci si incamminava già nel primo pomeriggio come per una
piccola avventura, uomini, donne, bambini, giovani, adulti, anziani in buona
salute, per stare insieme in allegria e per salutare la primavera appena
arrivata e con essa la rinascita del ciclo vegetativo dopo il lungo sonno
invernale. Si portava con sé la merenda e soprattutto la “sportella”, il
tradizionale dolce riese simbolo di vita e di fertilità. I più temerari
tentavano qualche incursione nell’interno incustodito, avventurandosi, oltre il
cancello aperto, per la scala a chiocciola in ghisa che portava fino alla
terrazza superiore, da dove bastava alzare lo sguardo per abbracciare in una
volta sola gli elementi architettonici eclettici e ridondanti dell’edificio: le
bozze di granito elbano con inserti in marmo bianco per le decorazioni; le
robuste colonne arricchite da mascheroni leonini; la superba cancellata in
ferro battuto; la ghiera dell’arco in conci di marmo; l’aquila stilizzata sopra
l’incisione “Famiglia Tonietti”; le grandi prue a forma di rostro; le paurose
figure antropomorfe riecheggianti le cattedrali gotiche; le grondaie zoomorfe
degli spigoli; il globo di marmo della sommità. Insomma, un’opera improntata al
gigantismo tipico di Coppedè ma anche dell’architettura monumentale “fin de
siècle”, un’opera che è considerata la più importante tra quelle elbane
dell’architetto fiorentino». Maria Gisella Catuogno – fine seconda parte
13 marzo 2013
S.O.S. CAPPELLA TONIETTI DI CAVO. “Come il Castello del Volterraio e la Torre del Giove, tanto per restare nel versante orientale, anche la Cappella Tonietti è abbandonata all’usura del tempo e all’incuria e al vandalismo degli uomini”
gisecat3@ - LA STORIA: «Se c’è un edificio, al Cavo, altamente evocativo della sua storia e
delle sue tradizioni popolari, questo è la Cappella Tonietti. Fu voluta come
tomba di famiglia dai Tonietti, concessionari dello sfruttamento delle miniere,
ma la destinazione cimiteriale non venne mai autorizzata e il monumento rimase
fine a se stesso, formidabile simbolo del prestigio e della potenza economica
dei suoi committenti. A confezionare lo splendido manufatto fu chiamato infatti
l’architetto fiorentino Adolfo Coppedè e da tramite, per l’assunzione
dell’incarico, fece l’industriale Pilade Del Buono, amico del Coppedè e socio
di Ugo Ubaldo Tonietti, figlio di Giuseppe, capostipite della dinastia
imprenditoriale riese, a cui il monumento voleva essere dedicato. La data di
realizzazione oscilla tra il 1899 e il 1906. La scelta del sito geografico dove
innalzarlo non poteva essere moralmente più ambiziosa ed esteticamente più
felice: un crinale collinare dominante il Canale di Piombino per renderlo ben
visibile anche da lontano, solitario e maestoso, a chi faceva rotta per l’Isola
d’Elba. La sua forma a faro ben si armonizzava con l’ambiente circostante di
una macchia mediterranea sospesa tra l’azzurro del cielo e quello del mare». Maria Gisella Catuogno – fine prima parte
Iscriviti a:
Post (Atom)