IL VOTO E IL PD, PROSPETTIVE PER IL FUTURO: c'è un vuoto da riempire
forum@unita.it - Con il voto del 13 aprile si è chiuso un ciclo politico. La semplificazione del quadro politico c’è stata, e questo è positivo. È un bene aver prosciugato quella fungaia di 20-30 partitini che avevano ridotto la decisione democratica a un patteggiamento infinito. Ed è fondamentale che questo terremoto, che ha travolto anche una vecchia sinistra che continua a dividersi, non ha invece colpito il cuore vero della sinistra italiana, quel patrimonio politico e morale che è stato e resta il più forte baluardo di una democrazia difficile e quella cultura che ha coniugato sempre il cammino delle classi lavoratrici con l’interesse nazionale. Anzi. Da questa - che certamente non è stata una bella giornata per la democrazia - il Pd emerge come il partito che con tutti i suoi limiti e le difficoltà della situazione rappresenta quella forza unitaria, riformista e di governo che l’Italia finora non ha avuto. Adesso questa forza c’è. Ha raccolto un terzo dei voti, si è insediata sopratutto nelle città, ha mobilitato e organizzato forze, ha suscitato passioni. Si può dire quello che si vuole ma il fatto è che il Partito Democratico non è un fatto mediatico, ha ritrovato un popolo. Adesso l’attenzione dovrebbe concentrare sulla lettura del Paese quale esso si è rivelato attraverso il voto. La realtà delle cose supera gli schemi dei politologi (…) La verità è che si è creato un vuoto ed è questo che ha aperto la strada sia al leghismo che al voto siciliano. Ma il voto non ha creato una nuova egemonia. Il problema strategico del riformismo italiano è come ridefinire il profilo e la statualità con cui il paese va nel mondo. Questo problema resta aperto. Quindi, è inutile piangerci addosso. Finalmente abbiamo un soggetto politico post-novecentesco in grado di prendere questo problema nelle sue mani. (…) Alfredo Reichlin