ilvicinato@ -
Fonte Unione delle Chiese metodiste e valdesi - «Domanda: se Dio, il nostro
Padre celeste, sa già tutto di noi, perché pregare? E perché pregare con la
preghiera che Gesù insegna? Non sarebbe meglio risparmiare tempo e fiato?
Effettivamente, molte persone, forse anche tra noi, pensano che pregare sia
tempo sprecato, tanto, se Dio c'è, vuoi che non sappia le cose di cui abbiamo
bisogno? Certo che lo sa, lo dice anche Gesù. Ma noi lo sappiamo? Noi
conosciamo le cose di cui abbiamo veramente bisogno e sappiamo come chiederle?
(…) Facciamoci la stessa domanda che si fece uno dei più grandi teologi
protestanti del Novecento, Karl Barth: “Può uno continuare seriamente a pregare
senza compiere il lavoro corrispondente? Possiamo noi chiedere a Dio qualcosa
che nello stesso momento non siamo determinati e preparati a portare avanti nei
limiti delle nostre responsabilità?”. Era il 1938 e Barth si interrogava sulla
responsabilità dei cristiani di fronte al crescere del nazionalismo che avrebbe
portato alla guerra ma che aveva già schierato tutto il suo arsenale di odio
contro gli oppositori politici e contro chi attentava alla “purezza della
razza”. Lo stesso interrogativo, però, vale per ogni questione che in preghiera
poniamo nelle mani di Dio: possiamo chiedere a Dio qualcosa per cui noi non
siamo disposti a impegnarci?». Alcuni stralci di una riflessione di Eugenio Bernardini,
Pastore evangelico