umbertocanovaro@ - «“Sono chiamati superstiziosi coloro che pregano o
sacrificano tutti i giorni perché i figli sopravvivano loro (…)”. Sopravvivano, cioè siano super testes,
superstiti di una memoria e di un’esistenza terrena. È questa la definizione
che dà uno dei più grandi uomini del mondo romano, Marco Tullio Cicerone, nel
suo “De natura deorum”. Il termine
poi, si evolverà con il poeta Lucrezio, per il quale “I superstiziosi (….)
[sono] quelli che venerano la memoria dei defunti in quanto sopravvive ai
defunti stessi, o anche quelli che, mediante le immagini dei loro genitori, li
fanno oggetto di un culto domestico come quello tributato agli dei penati”. Nell’accezione
moderna, il termine sta a significare quel complesso di credenze nell'influsso di fattori o entità
sovrannaturali o magici sulle vicende terrene, la loro capacità di poter
intervenire nei fatti umani, condizionandoli e provocandoli positivamente o
negativamente». Umberto Canovaro