lomarchetti@ - «La
torre, costruita nel 1459 per opera di Jacopo III Appiani, era a forma
rettangolare e completamente circondata da mura perimetrali e da un fossato. A mezzogiorno
si trovava l’entrata principale, un’apertura ad arco, piuttosto piccola e
protetta dal ponte levatoio. Sopra l'ingresso era affisso lo stemma marmoreo
degli Appiani (dimensioni di metri 2x1 e dallo spessore di 30
centimetri), poi caduto nel fossato e trafugato alla metà dei nostri anni
“60. Il torrione che poggiava su una base cinta da mura a scarpa, si elevava in
tre piani con soffitto a volta, mentre l'accesso si apriva a est, il terrazzo,
scoperto e protetto da una merlatura, serviva principalmente per l’accensione
dei fuochi di segnalazione. Questa, infatti, era la principale funzione della
Torre che tuttavia offriva rifugio anche agli abitanti dei paesi e delle campagne vicine. Si racconta che nel 1553 il feroce Dragut fece
cadere il fortilizio con l'inganno, promettendo salva la vita ai terrorizzati del villaggio di Grassera, lì rifugiati, ma una volta che si arresero, il pirata li face mettere ai ceppi. Le strutture della Torre furono danneggiate agli inizi del 1700,
quando il governatore spagnolo di Longone ne ordinò la distruzione. Al maniero del Giove, o del Giogo, sono legate alcune leggende come quella
della giovane castellana Simonetta Cattaneo, la celebre modella del Botticelli
per “La nascita di Venere”. Questa
aveva ricevuto in uso dal cognato Jacopo III una porzione della “montagna del ferro” e nel 1475 abitò nel
maniero del Giove cercando fra quell’aria salubre un giovamento al mal sottile
(la tubercolosi) che tuttavia la portò alla morte pochi mesi dopo, a soli
ventitré anni. Oppure, l’altra leggenda, quella che si rifà al secolo
successivo, in cui si narra come nel castello fossero imprigionati, per poi
essere uccisi, gli amanti abbandonati da Isabella Mendoza, la reggente del
principato di Piombino. Si dice che nelle notti di luna piena si sentono ancora
i loro lamenti, lo schioccare delle fruste e lo sbattere delle catene!». Lorenzo M. (da un post pubblicato si ilVicinato.it il 26 gennaio 2011)