18 maggio 2025

PERMETTI UNA PAROLA? MA IN TEMPO DI SPAGNOLA DOV’ERI?

lomarchetti@ «Luigino, all’anagrafe Luigi, era un parlatore nato che durante il regime fascista era costretto a declamare poesie e brani tratti dai libri classici solo in occasioni particolari come matrimoni o altri eventi riservati a pochi intimi. Poté sfogare la sua dote oratoria solo dopo il 19 giugno 1944 quando alle 14.30 le truppe francesi del 4^ reggimento entrarono nella piazza del paese. Lui uscito dalla bottega “Vini e Cucina” di Maria d’Edilio, salì su una sedia e iniziò dicendo: “È passata la bufera, è passato il temporale, chi sta bene e chi sta mare e chi sta come gli par! Perché, badate bene (...)”. Dopo che la moglie era morta cadendo da un albero di pesche nella campagna di Monte Fico era rimasto solo con i due figli piccoli Lorenzo e Giuseppina, e aveva cominciato a bere. Certo, non aveva intrapreso la strada più giusta, ma nessun di noi sa cosa gli spetta. Un giorno, in occasione delle elezioni del 1946, uscito dalla bettola della Patataia, intraprese un comizio: “Cari e care, voi non lo sapete, ma il fascio l’ho ammainato io”. In quel momento passava di lì il figlio Lorenzo che visto il padre-oratore, dalla vergogna cambiò strada. Piero capì la situazione, a lui dispiacque il disagio provato dal figlio del comiziante, al quale si rivolse a voce alta: “Luigi' permetti una parola?”. Sì, dimmi figliuolo!”, rispose affabilmente l’oratore. E l’interrogante di rimando: “Ma in tempo di Spagnola dov’eri?”. “Perché mi chiedi ciò?”. “Perché la Spagnola se n'è presi tanti e a te non ti ha trovato!”. Da notare come la Spagnola era una pandemia influenzale mortale di natura virale che fra il 1918 e il 1920 uccise un centinaio di milioni di persone nel mondo». Lorenzo M.