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- « Il mercato di Rio Marina fino agli
anni ’80 del novecento era un corpo vivace, dove ogni venditore reclamizzava la
sua merce. Via Claris Appiani era piena di vita, sui banchi di granito trovavi
frutta, verdura e pesce, e alle loro spalle c’erano i piccoli negozi che oggi
chiamiamo “di vicinato”, come pizzicheria, latteria, panetteria, macelleria, norcineria,
ortofrutta e perfino di rosticceria. I venditori di pesce che venivano ogni mattina per lo più da Porto Azzurro, promuovevano le loro mercanzie urlando a
squarcia gola: “La freschezza!”. Si racconta che un giorno una donna si avvicinò a un banco
del pesce, guardò la merce, ma quasi disgustata per la poca freschezza, passò
al banco dopo. Lì il suo sguardo cadde su due cassette che contenevano dei gronghi
(da noi gronchi, ndr), con prezzi differenti, e ne chiese il motivo al pescivendolo
(da noi pesciaio, ndr) e questo chiarì: questi da 200 lire il chilo sono morti,
mentre questi da 600 lire sono vivi (voleva dire freschi, cioè pescati la notte
precedente). La donna, alla quale “non mangiava pesci il gatto” (accorta e scaltra, ndr),
indicò la cassetta con i gronghi freschi e disse: “Allora ammazzami due di questi
e ti do 200 lire”... Larga la foglia, stretta la via dite la vostra che ho detto
la mia…». Lorenzo M.