29 marzo 2009

Le chiese protestanti difendono da sempre i principi di libertà e laicità. Perché? Ce lo spiega il teologo valdese (1)

sardellimichela@gmail.com - Professor Ferrario, molti pensano che la fede religiosa implichi sotto­missione, obbedienza a comandamenti e precetti. L'Insistenza prote­stante sulla libertà e la laicità dipende allora da ragioni solo politiche? O le Chiese della Riforma ritengono che vi sia un nesso proprio tra fede e liber­tà? «La fede rende liberi. L'ascolto della Parola di Dio, contenuta nella Scrittura, ci rivela infatti che noi non sia­mo obbligati, ma chiamati alla liber­tà di credere. Occorre però distin­guere vari livelli di libertà. In primo luogo quello della collettività civile rispetto ai diktat ecclesiastici. Inten­diamoci, la Chiesa cattolica è libera (appunto) di intervenire nella di­scussione pubblica nei termini che essa ritiene più opportuni, anche se personalmente preferirei che non lo facesse accusando di assassinio chi la pensa diversamente. Essa de­ve sapere, però, che in Italia convi­vono diverse religioni e visioni del mondo. Prendere sul serio tale fatto è un dovere civile e anche una testi­monianza cristiana. Vi è poi la liber­tà dei credenti davanti a Dio. Secon­do la Bibbia, essa nasce precisamente (anche se sembrerà strano a mol­ti) dal comandamento di Dio. Di Dio, non del papa. Il comandamen­to di Dio risuona nella Bibbia, letta in ascolto dei drammi e delle sfide del nostro tempo. Esso chiama alla fedeltà, che però è creativa, libera appunto, non servile». Da l’Unità del 19 marzo 2009 – CONTINUA…