Le chiese protestanti difendono da sempre i principi di libertà e laicità. Perché? Ce lo spiega il teologo valdese (1)
sardellimichela@gmail.com - Professor Ferrario, molti pensano che la fede religiosa implichi sottomissione, obbedienza a comandamenti e precetti. L'Insistenza protestante sulla libertà e la laicità dipende allora da ragioni solo politiche? O le Chiese della Riforma ritengono che vi sia un nesso proprio tra fede e libertà? «La fede rende liberi. L'ascolto della Parola di Dio, contenuta nella Scrittura, ci rivela infatti che noi non siamo obbligati, ma chiamati alla libertà di credere. Occorre però distinguere vari livelli di libertà. In primo luogo quello della collettività civile rispetto ai diktat ecclesiastici. Intendiamoci, la Chiesa cattolica è libera (appunto) di intervenire nella discussione pubblica nei termini che essa ritiene più opportuni, anche se personalmente preferirei che non lo facesse accusando di assassinio chi la pensa diversamente. Essa deve sapere, però, che in Italia convivono diverse religioni e visioni del mondo. Prendere sul serio tale fatto è un dovere civile e anche una testimonianza cristiana. Vi è poi la libertà dei credenti davanti a Dio. Secondo la Bibbia, essa nasce precisamente (anche se sembrerà strano a molti) dal comandamento di Dio. Di Dio, non del papa. Il comandamento di Dio risuona nella Bibbia, letta in ascolto dei drammi e delle sfide del nostro tempo. Esso chiama alla fedeltà, che però è creativa, libera appunto, non servile». Da l’Unità del 19 marzo 2009 – CONTINUA…